Lo scienziato Amiri torna in Iran ma dice: " Sono stato sequestrato e torturato"

bonfanti ilaria

Lo scienziato nucleare iraniano Shahram Amiri è atterrato questa mattina, intorno alle ore 5 del mattino- ora locale, a Theran, a seguito di una sua lunga assenza dal Paese, durata ben 13 mesi. Amiri è tornato ad accusare la Cia di aver orchestrato il suo rapimento, con il coinvolgimento dei servizi segreti dell'Arabia Saudita. Il sequestro dello scienziato, secondo la sua testimonianza, sarebbe avvenuto durante un pellegrinaggio alla Mecca e Medina, in Arabia, nel giugno del 2009. Shahram Amiri ha infatti definito "solo menzogne" le notizie diffuse sulla stampa regionale e americana secondo cui lo scienziato aveva fatto defezione negli Stati Uniti. Amiri, dalle prime dichiarazioni rilasciate dopo lo sbarco, ha descritto la sua permanenza negli Usa "drammatica" e ha anche aggiunto di essere stato "sottoposto a torture nei primi mesi dopo il sequestro". L'iraniano ha poi affermato di essere stato minacciato di essere consegnato a Israele nel caso in cui non avesse collaborato. E, infine, sempre a detta dello scienziato, la Cia gli avrebbe offerto un'ingente somma di denaro per convincerlo a rimanere negli Stati Uniti e fargli dichiarare di aver fatto defezione. Ma la versione dichiarata dagli Usa è differente. Lo scienziato si sarebbe allontanato dal suo Paese secondo la propria volontà e avrebbe collaborato con il Pentagono e l'Intelligence. Secondo il "Washington Post", inoltre, avrebbe ricevuto dalla Cia ben 5milioni di dollari in cambio di alcune preziose informazioni sul programma nucleare iraniano. Lo scienziato- hanno precisato le fonti- non è tenuto a restituire la somma di denaro percepita, ma avrà della difficoltà ad accedervi perchè "tutto ciò che non ha avuto ora non è più alla sua portata, grazie alle sanzioni finanziarie contro l'Iran. Se ne è andato, ma non è stato così per il suo denaro. Abbiamo le sue informazioni e gli iraniani hanno lui". E in merito alla scelta di Amiri di rientrare in Iran, che ha stupito i suoi interlocutori americani- sempre secondo il "Washington Post"- può essere legata al timore di eventuali rappresaglie da parte del governo di Teheran contro la sua famiglia.