Bp sempre più giù in borsa. Gheddafi interessato all'acquisto
La Bp sta andando affondando (in borsa). Il titolo si è dimezzato da quel maledetto 20 aprile, giorno in cui un guasto nelle istallazioni off-shore al largo della Louisiana hanno aperto l’oceano al petrolio. Eppure un nuovo capitano è pronto a prendere in mano la Bp (nel mercato azionario). Il leader libico, Gheddafi, potrebbe entrare nell’azionariato attraverso il fondo sovrano Lybian Investment Authority. Indiscrezione trapelata direttamente dal presidente della società petrolifera statale libica, Shokri Ghanem. Troppo allettante “il prezzo dimezzato delle azioni Bp”. È “un’operazione interessante”. Già. Perché una società che in poco più di due mesi ha bruciato 100 miliardi di sterline del proprio valore a causa di quella che Obama ha definito “la più grande tragedia ambientale di sempre” è un boccone ghiotto. Le spese per arginare la marea nera hanno toccato i 3,12 miliardi di dollari e sono destinate a crescere. E per fermare l’affondamento in borsa, Bp ha aperto al capitale a nuovi investitori. In tempo di saldi, Gheddafi ci sta facendo un pensierino. E per i mercati, l’entrata libica avrebbe l’effetto di una panacea. In un sistema finanziario interconnesso e aggrovigliato, Bp ha un peso non indifferente perché può emettere derivati (da considerare più affidabili di quelli delle banche perché collegati a beni reali sparsi in tutto il mondo, gas e barili di petrolio). Se il colosso britannico perdesse la sua reputazione di debitore solvibile, il sistema di derivati legati al greggio e ai gas naturali rischierebbe di esplodere. Nonostante Bp si sia tutelata accantonando 9 miliardi di dollari sotto forma di prestiti bancari, l’ipotesi Gheddafi non dispiace ai mercati: appena è circolata la voce dell’ingresso del fondo sovrano libico, il titolo è salito del 3,5%, con oscillazioni nel corso della seduta fino al 10%. La borsa ha scelto la soluzione (finanziaria) alla marea nera. La decisione però spetta a Gheddafi. Londra scende in campo - Per evitare il fallimento o delle scalate ostili o poco affidabili, il governo britannico sta mettendo a punto un piano d’emergenza per tutelare la Bp. A riferirlo è il Times, osservando che il progetto riflette i crescenti timori del governo delle conseguenze di un fallimento di Bp, fino al 20 aprile scorso il più grande gruppo britannico. La marea nera, intanto, non si ferma. Il liquame del Golfo del Messico è riuscito a raggiungere anche il Texas. Quei grumi di catrame trovati sulle spiagge di Crystal Beach e Galveston vengono dal pozzo della Bp, come hanno confermato le analisi svolte per conto del Texas General Land Office. Intanto i test sulla super-petroliera che dovrebbe scremare l'acqua marina dal greggio nel Golfo del Messico non si sono ancora conclusi a causa del mare grosso. Per ora, quindi, niente super contenitore che, sulla carta, sarebbe in grado di raccogliere 500mila di barili (21 milioni di galloni) al giorno di acqua contaminata. E l'Italia, intanto, lancia il suo allarme. I ricercatori dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima Cnr-Isac, infatti, affermano che il disastro ecologico provocato dalla BP avrà effetti devastanti per l'attività di regolazione termica della Corrente del Golfo, con conseguenze sul clima globale del pianeta.