Manovra verso la Fiducia. Regioni indemoniate
Lo spettro della fiducia aleggia sulla manovra finanziaria varata dal Governo Berlusconi dopo il tracollo economico della Grecia. Considerati gli oltre 2000 emendamenti presentati dai vari gruppi parlamentari (di cui 1200 della stessa maggioranza), viste le richieste degli enti locali e ricordando come il Governo non ha mai sopportato gli “assalti alla diligenza” (per dirla alla Tremonti) propri delle Finanziarie varate dai precedenti Esecutivi, Silvio Berlusconi ha infatti confermato l’intenzione da parte sua di “blindare” la manovra, anche a costo di incappare in uno scontro istituzionale con le Regioni. "Valutati i tempi per la conversione, considerando che il bene comune non è fatto dalla somma dei pur legittimi interessi particolari, sotto la sua responsabilità e nell’interesse del Paese", il governo è orientato a chiedere la fiducia. A chiarire la posizione del Governo una nota ufficiale diramata lunedì sera da Palazzo Chigi, in cui si legge anche che "il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'Economia hanno preso atto del buon lavoro finora sviluppato in Parlamento e hanno valutato tutti i miglioramenti proposti e realizzabili, fermo il vincolo dell’invarianza dei saldi". Insomma il tempo per le correzioni c’è stato. Ora si apre la fase dell’approvazione. Salta il tavolo con le Regioni – Vista l’intenzione del Governo di porre la Fiducia, a incassare il duro colpo sono soprattutto le Regioni e gli enti locali, i quali confidavano di poter incontrare Berlusconi domani per esporre le proprie perplessità sui tagli previsti a loro carico. Non a caso poche ore prima della nota ufficiale di Palazzo Chigi, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni aveva rilasciato un'intervista alla Rai nella quale auspicava un nuovo incontro per intavolare una trattativa. Ma l’accelerazione del Governo ha sicuramente spiazzato gli enti locali. "Non potremmo che considerare gravissimo e inaccettabile il diniego circa la richiesta del sistema delle autonomie territoriali di avere un incontro con il Presidente del Consiglio e con i Ministri interessati dalla manovra". È quanto affermato in una nota congiunta da Sergio Chiamparino (Anci), Vasco Errani (Conferenza delle Regioni), Giuseppe Castiglione (Upi) e Enrico Borghi (Uncem). Regioni ancora sul piede di guerra, quindi, con nuove manifestazioni e proteste eclatanti che ricominciano a montare. Già mercoledì, intanto, Comuni e Regioni s’incontreranno a Roma per fare il punto sulla situazione. Nel corso della nuova seduta della Conferenza delle Regioni, infatti, si ipotizzeranno anche le iniziative da assumere dopo il secco “no” alle trattative arrivate dal Premier Berlusconi.