Fondazioni liriche, approvata la riforma. Bondi: "Salverà l'opera"
L’aula del Senato ha dato il via libera definitivo alla legge sulle fondazioni liriche, proprio nel giorno in cui scadeva il decreto legge varato dal governo . A favore del testo hanno votato 150 senatori Pdl e Lega, mentre 112 sono stati i no e 3 gli astenuti. Il decreto legge del governo era stato firmato il 30 aprile dal presidente della Repubblica dopo che il governo aveva accolto alcuni rilievi avanzati da Napolitano. Poi il testo è stato presentato alle Camere per la conversione in legge ed era stato emendato in prima lettura e seconda lettura sia da Palazzo Madama sia da Montecitorio per ricevere l’approvazione definitiva, in terza battuta, del Senato quest'oggi. La riforma prevede una razionalizzazione dei costi, sulla scia dell'austerità decisa dal governo. Prima protesta alla Scala - Immediata reazione dei lavoratori del teatro La Scala di Milano, da giorni in assemblea permanente contro i tagli previsti nel decreto, ora divenuto legge. Una piccola rappresentanza si è radunata davanti l’ingresso del museo del teatro scaligero per improvvisare un concertino. Alle loro spalle campeggia lo striscione "No al decreto, sì alla musica, sì alla cultura". E sul terrazzo, proprio di fronte palazzo Marino, c'è un altro striscione indirizzato al primo cittadino: "Moratti la donna immobile". La novità rispetto ai giorni scorsi, è la presenza di una paio di bandiere dell’Italia dei Valori, che sventolano accanto ai musicisti. Il ministro Bondi – Con una nota dopo la votazione, Il ministro Bondi afferma che “l’approvazione del decreto sulle fondazioni liriche è una riforma che salverà dal fallimento l’opera lirica. Da anni questa crisi era nota, ma nessuno aveva mai fatto niente per affrontarla”. Nel suo intervento in aula, il titolare della Cultura aveva sottolineato che "il provvedimento è migliore di quello che il governo aveva presentato in Parlamento”, "dopo il dibattito alla Camera sono state apportate, grazie all’atteggiamento responsabile del Partito democratico e dell’Udc, profonde modifiche al decreto" e ha definito tali modifiche come "novità positive". Insomma, Bondi è "soddisfatto per questa riforma” considerata “necessaria” perché “pone le condizioni per il rilancio dell’opera lirica nel nostro paese" e perché “il profilo riformista del governo Berlusconi si evidenzia anche con questa legge che ha il merito di dimostrare che amare la cultura non significa ignorare il modo in cui le risorse pubbliche vengono utilizzate" L’opposizione - Contro il testo si sono espressi sia il Pd sia l’Italia dei valori. “Provvedimento inammissibile, votato nell’indifferenza con cui il governo e il ministro Bondi acconsentono ai periodici tagli al sapere e alla cultura italiana", ha spiegato il senatore del Pd Antonio Rusconi, capogruppo in commissione Istruzione, esprimendo il voto contrario del Pd. "Il Partito Democratico, insieme agli altri Gruppi di opposizione, ha ottenuto dei miglioramenti al testo, al Senato come alla Camera", ha ricordato, "ma non è possibile accettare che un ministro dei Beni Culturali assista passivamente al saccheggio delle risorse sulla cultura italiana mentre nella manovra economica si provvede a sciogliere d’ufficio l’Ente Teatrale Italiano e a tagliare metà dei contributi già esigui degli Enti culturali. Non ci arrendiamo, dunque, alla politica di un governo che umilia gli Enti lirici e mortifica quella tradizione culturale verso cui dovremmo mostrare rispetto e riconoscenza e per la quale il nostro Paese è conosciuto in tutto il mondo".Duro anche il giudizio dell’Idv. "Il decreto sulle fondazioni lirico-sinfoniche mortifica i tanti lavoratori del mondo dello spettacolo, a cui va la piena solidarietà dell’Italia dei Valori", ha detto nel suo intervento Fabio Giambrone, capogruppo in commissione Cultura. "In commissione avevamo individuato le linee guida per una vera riforma e avevamo dato la nostra piena disponibilità", ha ricordato, "ma tutto quel lavoro è stato mortificato da un decreto iniquo che contiene solo tagli e licenziamenti e nulla invece per rilanciare il settore, un provvedimento che lede la dignità di chi lavora nello spettacolo".