Corte Costituzionale: "Vaticano responsabile delle azioni dei preti pedofili"
Santa Sede nella bufera anche Oltreoceano. Non pronunciandosi sul ricorso del Vaticano nel caso dell'Oregon "Anonimo contro Santa Sede", infatti, la Corte suprema Usa ha di fatto aperto la strada ai processi civili nei confronti del Vaticano per un caso di pdofilia. Per quanto manchi ancora la motivazione della Sentenza, sembra che i giudici abbiano riconosciuto che il Vaticano può essere considerato a tutti gli effetti civilmente responsabile delle azioni dei preti pedofili e, come tale, ne deve pagare le conseguenze. La sentenza – Tale decisione deriva dal caso riguardante il reverendo irlandese Andrew Ronan, deceduto nel 1992. Denunciato da un cittadino dell'Oregon, John V. Doe, per i presunti abusi subiti negli anni '60 nella scuola cattolica che frequentava, si è poi scoperto che il prete irlandese aveva a suo carico altre denunce per molestie sessuali su minori e che il Vaticano lo avrebbe ripetutamente spostato di città in città per toglierlo dall’occhio del ciclone. Il curriculum del reverendo scomparso, infatti, è lungo e vanta una serie di trasferimenti. Ronan fu mandato a Chicago all'inizio degli anni Sessanta, dopo l'ammissione di aver molestato un minore nella natia Irlanda. Il prelato lavorò alla St. Phillip High School nella città dell'Illinois fino al 1965, ma anche lì fu protagonista di almeno tre atti di pedofilia. Venne infine trasferito alla St. Albert Church di Portland, nell'Oregon, dove Doe lo conobbe quando era quindicenne. Difesa respinta – Nel processo, la Santa Sede ha presentato alla Corte un ricorso invocando il diritto all'immunità che spetta agli Stati sovrani. Tuttavia, nonostante l’ok dell’amministrazione Obama, questa linea è stata respinta nel corso di vari gradi di giudizio e da ultimo dalla Corte d'Appello di Sacramento. Per la Corte, quindi, il Vaticano è corresponsabile degli abusi. Si scioglie intanto la Commissione creata in Belgio dalla Chiesa per esaminare i casi di abusi sessuali sui minori. «Siamo stati utilizzati come esca», ha attaccato Adriaenssens, il quale ha poi aggiunto che il sequestro del materiale ha dimostrato che le autorità giudiziarie sono diffidenti: «Hanno agito in questo modo perché pensavano che potessimo tenere nascosta la verità, mentre la nostra intenzione era di lavorare in piena trasparenza». Anche Papa Benedetto XVI ieri ha criticato le perquisizioni disposte dalla magistratura belga «con modalità sorprendenti e deplorevoli» nelle sedi episcopali del Paese. «Più volte io stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall'ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia – dice il messaggio pubblicato sul sito internet della Santa Sede e in cui Benedetto XVI auspica che - la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati». La Commissione Adriaenssens, era stata creata nel 2000 come organo indipendente. Il compito era quello di essere l’interlocutrice delle vittime e presunte vittime di abusi da parte di sacerdoti, diaconi, catechisti o operatori pastorali. Loro ricevevano le denunce e fornivano anche assistenza psicologica, medica e legale. Adriaenssens lo scorso giovedì si era già dichiarato scioccato per le perquisizioni della procura di Bruxelles e si è anche detto preoccupato per la privacy delle vittime che avevano scelto la commissione per raccontare degli abusi subiti. Oggi si riuniranno per capire l’impatto della loro missione sulle investigazioni condotte dalla magistratura comprese anche le perquisizioni all'arcivescovado di Mechelen che ha portato al sequestro di 475 dossier. L’arcivescovo André-Joseph Leonard in un messaggio rivolto al presidente della Conferenza Episcopale belga ha espresso la sua vicinanza e la sua solidarietà a tutti i vescovi del Belgio per le modalità con cui sono state condotte le perquisizioni nella Cattedrale di Malines e nella Sede dove era riunito l'Episcopato belga in una Sessione plenaria.