Manovra, il Cav rassicura Formigoni e le Regioni

Eleonora Crisafulli

Dura poco la diatriba aperta con le dichiarazioni di Roberto Formigoni sull'incostituzionalità della manovra del governo.  Tutto merito del Cavaliere e la sua mediazione nell'incontro di ieri a Palazzo Grazioli con i governatori di Regioni del Pdl. Il presidente della Lombaria più disteso afferma che "Berlusconi ci ha ascoltato, ha preso nota, ha preso appunti, e questo è gia un passo avanti". Tutto merito del premier, dunque, "perché nei giorni scorsi - continua Fomigoni - ci sono stati ministri che hanno dato risposte sprezzanti". La richiesta dei governatori è di "aprire un tavolo di confronto, in cui il ministero del Tesoro proceda a una ripartizione equa tra tutti". Saranno necessari "una serie di incontri, in cui si dovrà lavorare giorni e notti. Se la volontà politica c'è, e ieri Berlusconi ha detto che c'è, allora ci aspettiamo la convocazione". Massima disponibilità del premier che "ci ha spiegato che il governo va in Parlamento per difendere i numeri della manovra ma si può discutere il riparto dei sacrifici perché alle Regioni è stato chiesto un sacrificio esorbitante che incide su voci vive della vita dei cittadini". Formigoni ribadisce però la sua convinzione che questa manovra "mette seriamente a rischio il federalismo fiscale" a meno che "venga cambiata molto molto incisivamente". E secondo il governatore ne sono consapevoli anche i suoi due colleghi leghisti, "Zaia e Cota, hanno firmato con me e i presidenti delle regioni il documento ufficiale che esprime la posizione della Conferenza delle Regioni". In particolare, manca "la stessa base materiale" e la manovra "cancella il presupposto sulla base del quale il federalismo fiscale viene costruito,  il costo standard. se i tagli sono lineari, e non si distingue tra regioni virtuose e non virtuose". Mediazione o no, Sergio Chiamparino, presidente Anci, ha chiesto all'esecutivo un incontro immediato sulla manovra, anche se sembra ormai certo che i sindaci scenderanno in strada il 23 giugno per una manifestazione davanti Palazzo Madama, in concomitanza con la seduta della Conferenza Stato-città. La situazione resta estremamente tesa e fluida, tanto che anche Giorgio Napolitano è dovuto intervenire dando udienza a una delegazione dei sindaci. Sacconi - "Credo che alla fine si riuscirà a trovare un'intesa, quello che conta è che le regioni, come lo Stato, riflettano su se stesse". Anche il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si allinea alla posizione morbida di Berlusconi, ma invita le Regioni a riflettere sugli sprechi: "Non hanno davvero nessun ente da sciogliere, nessuna agenzia tra le tante prodotte in questi anni?  Nessuna azione di dimagrimento da fare? Sono davvero esenti dalle esigenze che lo Stato avverte e ci hanno portato allo scioglimento di 15 enti in questa manovra?". Schifani - Il presidente del Senato concorda con il governo sul fatto che "la riduzione strutturale della spesa pubblica non è rinviabile, né sono più accettabili sprechi e privilegi" però "i sacrifici pur necessari non possono intaccare le tutele fondamentali come quella della salute, che rappresentano sul piano della giustizia e dell'equità la difesa dei più deboli ed emarginati". Attacco di Bossi - "Formigoni non deve esagerare, nel senso che il federalismo fiscale non viene toccato". Così il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, aveva replicato ieri al presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, tornando ancora una volta sulla manovra economica varata dal governo. "Alle Regioni vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte costituzionale", aveva protestato ieri il governatore, dopo aver firmato un documento contro i tagli. Nel corso della sua prima visita ufficiale al palazzo della Regione di Torino, Bossi ha voluto mettere in chiaro che "le Regioni rischiano di avere meno soldi, questo è il problema, non il federalismo fiscale che porta con sé un vantaggio". Inoltre per il Senatùr il piano anticrisi non corre rischi di incostituzionalità. Dopo l’incontro tra i senatori del Pdl e una delegazione della Conferenza delle Regioni, guidata dal presidente Vasco Errani, il capo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha spiegato: "Ieri c’è stato un primo confronto con Tremonti, è stato molto prudente su questo versante ma attento all’ascolto e ci ha dato appuntamento per proseguire il confronto. Lavoriamo alla presentazione degli emendamenti che sono un modo per segnalare dei problemi. Entro venerdì, quando scade il termine, ne spunteranno tantissimi ma non vogliono dire una messa in discussione della manovra". E ancora: "Le Regioni ritengono eccessivi i tagli e chiedono una rimodulazione tra i diversi comparti. Sono consapevoli che la manovra va fatta e che i saldi sono quelli. Abbiamo preso atto della loro posizione, vedremo nel corso dell’esame in Commissione e del confronto con il governo quali spazi ci siano". Anche Vasco Errani abbassa i toni. Secondo il presidente della Conferenza, "si sta facendo strada la consapevolezza vera delle buone ragioni che le Regioni stanno proponendo sia nelle forze sociali sia nelle forze parlamentari". Si pone "un problema che non attiene alla lotta agli sprechi, questione che ogni Regione deve interpretare fino in fondo. Si parla di tagli ai servizi ai cittadini, all’industria. Questa manovra va riequilibrata chiediamo ai gruppi parlamentari di fare azioni per riequilibrarla e alle forze economiche e sociali di lavorare insieme per costruire un’iniziativa che dia più equità a cittadini e imprese". Per questo Errani ha annunciato nuovi incontri con le forze economiche e sociali nei prossimi giorni. Le questioni relative alla manovra saranno affrontate la prossima settimana in Commissione Bilancio in vista dell’approdo in aula la settimana successiva.