E Obama mollò il petrolio: "Giunta l'ora dell'energia pulita"

Paolo Franzoso

Obama coglie al balzo la catastrofe ambientale nel Golfo del Messico per esortare la conversione dell’America all’energia pulita: “Sarà una transizione costosa e qualcuno pensa che non potremo permettercelo. Io credo che non possiamo permetterci di non cambiare il modo in cui produciamo energia”. Nel discorso pronunciato alla nazione ieri sera, il presidente US dice che la marea nera “è il modo più doloroso e potente per ricordarci ancora una volta che ora è il momento di scegliere l’energia pulita” e chiede agli americani di rispondere alla drammatica emergenza appoggiando la riforma energetica incentrata sulle energie alternative allo scopo di “mettere fine alla dipendenza dai combustibili fossili”. È il momento di agire – secondo l’inquilino della Casa Bianca – perché è una sfida come quelle della recessione e del terrorismo. Invita quindi il Congresso a varare leggi sul clima e l’energia. Obama non risparmia critiche alla Bp e al suo comportamento “irresponsabile” e nomina un supercommissario – l’ex governatore del Mississippi Ray Mabus – alla guida del Golf Coast Restoration Plan finanziato dai responsabili del disastro. Oggi Obama parlerà oggi con il presidente del colosso petrolifero britannico Carl-Henric Svanberg, che sarà alla Casa Bianca per un incontro a porte chiuse. Sul tavolo, l’Amministrazione domanda la creazione di un fondo blindato per risarcire le vittime della catastrofe. Da quando la piattaforma Deepwater Horizon – il 20 aprile scorso – è collassata in mare dopo un'esplosione riversa in mare migliaia di barili di petrolio al giorno (si parla 60.000 barili, il 50% in più rispetto alla precedenti, mentre Bp spera di arrivare a raccoglierne 53.000 al giorno entro la fine di giugno).