Pomigliano, Fiom dice no. Ma i lavoratori al posto ci tengono
Attimi decisivi - Sono questi momenti decisivi per l’accordo sullo stabilimento di Pomigliano d’Arco. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, si è recato nella sede della Cgil per vedere il segretario generale della confederazione Guglielmo Epifani. Questo incontro precede il comitato centrale dei metalmeccanici Cgil, convocato dopo l’accordo separato tra Fiat e sindacati sul futuro dello stabilimento di Pomigliano. Comitato che dovrà decidere la posizione della Fiom sull'intesa, che molto probabilmente sarà negativa. Intanto in Corso Italia, come ogni lunedì, è riunita la segreteria della Cgil, oggi per la prima volta nella sua nuova composizione, chiamata a discutere anche dello stabilimento della città campana. Epifani, che nel weekend ha incontrato il leader della Cisl Bonanni, vuole riportare sul terreno del dialogo la Fiom, ma sarà difficile. Fiom, infatti, è sulla strada del no. Atteggiamento responsabile - Maurizio Sacconi, ministro del Welfare , si dice ottimista sul fatto che anche la Cgil possa arrivare a firmare l’intesa su Pomigliano. Parlando a margine di un convegno dedicato ai temi della manovra il ministro ha sottolineato: «Sono ottimista. Vedo un atteggiamento responsabile di Epifani e vedo un accordo che sostanzialmente è transitato. Mi auguro una intesa formale ma vedo un atteggiamento di sostanziale condivisione». Fiom ci ripensi - «Mi auguro che la Fiom rifletta sulla decisione e cambi idea». A dirlo è il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, durante il suo intervento all’assemblea generale di Assolombarda. Poi aggiunge: «Come si fa a bloccare un investimento da 700milioni di euro per tutelare gli assenteisti falsi malati?». La Marcegaglia ha ricordato che la Fiat, in controtendenza con le altre imprese, vuole spostare la produzione dall’estero all’Italia e che lo stabilimento di Pomigliano dà da lavorare a 5mila dipendenti direttamente e ad altre 10mila persone legate all’indotto. Marcegaglia ha poi ripetuto di augurarsi che «prevalga il senso di responsabilità» e che è «inaccettabile che si dica di no all’accordo».