Morte sotto i ferri? Più facile che accada nei piccoli ospedali
Come scegliere l’ospedale dove farsi operare? Semplice: preferendo le grandi strutture a quelle piccole. Ma non sempre i cittadini sono messi nelle condizioni di poterlo fare. Questa è la conclusione dell’inchiesta del quotidiano britannico “The Guardian”. L'inchiesta si concentra, in particolare, sulla chirurgia vascolare e sulle operazioni programmate, mostrando una sensibile variazione nella percentuale dei pazienti morti nei vari ospedali del Regno e un "inaccettabile" tasso di mortalità in alcune strutture, che varia da meno di un morto ogni 50 a più di uno su 10. Dati che darebbero così ragione al Governo, intenzionato a chiudere i piccoli ospedali del Regno, dove il tasso di mortalità è sensibilmente più alto. Le statistiche ottenute da “The Guardian” su 116 strutture, però, sono in disaccordo con quelle raccolte dal Servizio sanitario nazionale (Nhs) e consultabili sul suo sito internet. Il “The Guardian” denuncia la mancanza di trasparenza da parte dei medici, che né rendono noti né raccolgono i dati concernenti i loro pazienti e le operazioni effettuate, che permetterebbero ai cittadini di scegliere gli ospedali dove il rischio di morte è minore. La media nazionale di decessi durante le operazioni compiute per aneurisma dell’aorta addominale, prese a esempio, è di poco superiore al 4%. L’ospedale con il tasso di mortalità più alto è quello di Scarborough, nello Yorkshire, dove è morto il 29% dei pazienti finiti sotto i ferri tra il 2006 e il 2008. La struttura ha reso noto di non praticare più quel tipo di intervento. Sorge spontanea la domanda. Ma da cosa dipende il tasso così variabile di mortalità? Secondo molti chirurghi, dal numero di operazioni effettuate: le capacità di un medico e di un ospedale aumentano con la pratica. Per ottenere i migliori risultati, è il loro parere, un ospedale avrebbe bisogno di praticare almeno 50 operazioni all’anno dello stesso tipo.