Il Cav in Libia, liberato l'ostaggio svizzero
Max Goeldi lascia la Libia. L’imprenditore svizzero arrestato quattro mesi fa insieme al connazionale Rashid Hamdani torna in libertà. Merito anche del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ieri in visita a Tripoli. A riferirlo è lo stesso ministro libico Ali al Mahmoudi: Berlusconi ha avuto "un ruolo determinante nel risolvere il contenzioso" e "per questo motivo la Libia ringrazia l'Italia, per tutti gli sforzi messi in atto". Goeldi è stato al centro di un aspro confronto diplomatico tra Tripoli e Berna innescato dall’arresto di uno dei figli di Gheddafi, Hannibal, a Ginevra nel luglio del 2008, con l'accusa di aver maltrattato una dipendente. L'imprenditore era stato a sua volta arrestato e tenuto in carcere per quattro mesi e da due anni gli era impedito di lasciare la Libia. Il caso - I due Paesi hanno firmato un "piano d’azione" per risolvere la crisi diplomatica, alla presenza del ministro degli esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, in qualità di presidente di turno dell’Ue. Come riferito dal ministro degli Esteri elvetico Micheline Calmy-Rey, la Svizzera si è scusata con la Libia per la pubblicazione, nel 2008, delle foto dell’arresto di Hannibal e di sua moglie sul quotidiano "La Tribune", causa scatenante di una crisi che si è allargata a tutta l’Unione Europea. Le autorità libiche arrestarono e condannarono i due imprenditori svizzeri per violazione delle norme sull'immigrazione. Le condanne furono interpretate come una ritorsione da parte di Tripoli nei confronti della Svizzera. Successivamente Berna stilò una lista nera di 188 autorità libiche, compresi Muammar Gheddafi e il ministro degli Esteri Moussa Koussa, ai quali fu vietato il visto di ingresso nei Paesi Schengen. La risposta di Tripoli fu il divieto di ingresso in Libia a tutti i cittadini provenienti dai Paesi Schengen, blocco revocato dopo la cancellazione delle restrizioni imposte ai 188 libici. Liberi i tre pescherecci - Il ruolo di Berlusconi in Libia non si è esaurito alla vicenda Goeldi. Dopo un pomeriggio di colloqui e una cena con il Muhammar Gheddafi, il colonnello ha accolto la richiesta del governo italiano di liberare i tre pescherecci che erano stati sequestrati dalle autorità libiche la mattina del 10 giugno, poiché si trovavano a circa una trentina di miglia dalla costa, in una zona considerata da Tripoli di propria esclusiva competenza.