Province: fuori pericolo Biella, Verbano e Crotone
Ce l’hanno fatta. Dopo una giornata passata a visionare cartine geografiche, altimetrie, studi geologici, le tre province di Biella, Crotone e Verbano-Cusio-Ossola hanno finalmente capito di essere al riparo da quello che sembra essere ormai diventato un minitaglio alle miniprovince. Cogliendo le opportunità del sub-emendamento presentato da Beatrice Lorenzin (Pdl) e approvato dai deputati (che abbassa la soglia a 150mila abitanti per le la soppressione delle province che abbiano almeno la metà di territorio montano), infatti, le tre province che si sono trovate martedì sul filo del rasoio sono riuscire a legittimare la loro esistenza. Per quanto riguarda le province piemontesi di Biella e di Verbano-Cusio-Ossola, i due enti vantano rispettivamente una popolazione di 187.314 abitanti e di 162.775 abitanti, ossia sotto il limite di 200 mila abitanti stabilito dalla Carta delle Autonomie. Tuttavia Biella ha il 63% di territorio montano (dati resi noti dal presidente della Provincia e parlamentare della Lega nord, Roberto Simonetti); Verbano, invece, secondo i dati dell'Unione delle Comunità Montane, ha il 90% di territorio montano. Salva anche la provincia di Crotone, con il suo 66,71% di territorio montano in base alle normative sulla classificazione montana dei Comuni. Non importa, quindi, che la popolazione si fermi ai 173.370 abitanti. Stando così le cose, a saltare saranno solo quattro enti sovraccomunali: Vercelli (180.111 abitanti), Isernia (88.895), Fermo (176.488) e Vibo Valentia, con 167.334 abitanti. A proposito della provincia calabrese, il presidente dell’ente Francesco De Nisi si è detto disponibile con tutti gli amministratori e consiglieri a rinunciare in toto al proprio stipendio pur di veder salvata la loro creatura. Ma oltre alle provocazioni e alla disponibilità al compromesso da parte dei presidenti provinciali a rischio licenziamento, l’altolà che farà più discutere è quello di Umberto Bossi, leader della Lega e ministro per le Riforme, che ha definito inutile il taglio delle Province. "E' una cosa che non serve proprio a niente: viene semplicemente trasferito tutto sulle regioni: non ci sono risparmi, si spostano solo i costi", avrebbe detto il senatur leghista conversando a Montecitorio. “Anzi, il rischio è disperdere l’identità del territorio e il sentimento di appartenenza dei cittadini”. Insomma, secondo Bossi, "dal taglio delle province già esistenti possono venire fuori casini: soprattutto nelle province più vecchie”.