Un impiegato su tre si darà malato per i mondiali
Una nuova ondata di febbre è pronta a colpire l’Europa. Questa volta non è la temibile “Influenza A” e nemmeno quella stagionale. Si tratta, infatti, della febbre calcistica provocata dagli ormai prossimi Campionati del mondo in Sudafrica. Nessun sintomo di nausea, brividi di freddo e mal di testa. Tuttavia questo “virus pallonaro” rischia di bloccare l’economia di molti paesi del vecchio continente. Secondo un sondaggio del sito di scommesse inglese Betfair, infatti, un impiegato su tre potrebbe darsi malato in occasione delle partite della squadra di Capello. Su un campione di 400 persone intervistate, ben il 32% ha dichiarato che sta vagliando seriamente tale opportunità: troppo forte il richiamo di Rooney e compagni, anche in virtù del fatto che, forse per la prima volta da quel lontano 1966, l’Inghilterra ha forse le carte in regola per arrivare fino in fondo nel torneo. E a dimostrazione che il problema non è stato affatto sottovalutato dalle imprese, ecco le prime, inusuali misure varate dalle singole società. Per esempio, il gruppo Phoenix (specializzato in fondi pensione) sta approntato un’area dedicata ai calciofili in cui i dipendenti potranno assistere alle partite della nazionale anche se in orario di lavoro. Il senso è semplice: meglio due orette di inattività che gente che se ne sta a casa per l’intera giornata. Altre aziende, invece, hanno pensato almeno di tutelarsi da un punto di vista economico. I dipendenti, se vorranno, potranno avere il permesso di stare a casa; tuttavia non con il certificato medico e rinunciando allo stipendio della giornata. E in Italia? Mai come in questo caso la febbre certificata dall’altra parte della Manica rischia di valicare le Alpi. Intanto le aziende non hanno ancora preso provvedimenti concreti. Si attendono novità dal Brunetta, uno che ha fatto della lotta all’assenteismo il suo cavallo di battaglia. Nella speranza che il ministro non sia stato pure lui contagiato.