Borriello a Saviano: hai lucrato sulla mia città
Napoletano, orfano di padre (ucciso dalla Camorra), attaccante del Milan, e fresco dell'esclusione dalla Nazionale di Lippi. Marco Borriello non sarà un raffinato intellettuale, ma al suo concittadino Roberto Saviano, l'autore di Gomorra, non le manda a dire. "Per me, Saviano è uno che ha lucrato sulla mia città. Non c'era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos'è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto". Lo sfogo, in un'intervista a GQ in cui parla anche di calciatori omosessuali e invita Balotelli a raggiungerlo al Milan, arricchisce l'elenco dei critici all'autore di Gomorra. Un elenco in cui al primo posto risulta il presidente del Consiglio, e casualmente anche presidente del Milan, Silvio Berlusconi. La storia di vita di Borriello, del resto, non è di quelle da commedia leggera. A 11 anni si è trovato con il padre ammazzato dalla camorra, ed è cresciuto in uno dei posti più degradati d’Italia. Racconta Boriello, "ho fatto molti sacrifici ma ho sempre avuto una famiglia alle spalle che mi ha sostenuto e non mi ha mai fatto mancare niente". Poi, quando il padre è stato ucciso dalla camorra ("è successo uno spiacevole episodio, dice per l'esattezza l'attaccante all'intervistatore), tutto è cambiato. "Crescere senza una figura maschile di riferimento è stato duro. Per fortuna, abbiamo avuto una mamma che ci ha fatto anche da papà. Comunque è un’esperienza che mi ha rafforzato e reso più responsabile. Altrimenti non sarei andato via da casa a 14 anni". Da casa e da un quartiere non dei più facili. "San Giovanni a Teduccio, a Napoli, il quartiere con il più alto tasso di famiglie malavitose in Italia, pare". Come si cresce in un ambiente del genere?, chiede il giornalista. "Non è la giungla, ma nemmeno Disneyland. Diciamo che ti tempra e ti insegna a stare sveglio fin da piccolo. Prendi un bambino di 8 anni di Napoli e uno venuto su altrove: la differenza si vede".