Tre colpi contro la mafia e l'Ndrangheta

Roberto Amaglio

Beni sequestati per un valore complessivo di 160 milioni di euro, società ed esercizi privati rilevati, quattordici persone accusate di essere legate alla criminalità organizzata. Tre altri duri colpi sono stati assestati nella notte alle associazioni mafiose italiane da parte della Polizia e della Guardia di Finanza, le quali hanno portato a termine tre diversi filoni di indagine su cui gli inquirenti lavoravano da tempo. TIFONE CONTRO LA MAFIA - Il Tribunale di Palermo ha emesso un provvedimento di sequestro che colpisce centinaia di immobili, attività commerciali del settore della grande distrubuzione, ma anche negozi e ristoranti, decine di rapporti bancari, quote societarie e automezzi. Il tutto rientra nell'operazione antimafia denominata "Tifone", promossa dalla Guardia di Finanza della città siciliana e rivolta contro le attività finanziarie di Cosa Nostra. Infatti l'ingente patrimonio immobiliare e societario (stimato in oltre 150 milioni di euro) sarebbe riconducibile a esponenti dei mandamenti mafiosi di Brancaccio e di Porta Nuova, considerate le nuove leve della malavita siciliana per quanto riguarda le estorsioni. Per illustrare i dettagli della complessa indagine economica, è stata indetta una conferenza stampa alle ore 10:30 di lunedì nella Palazzina M dei nuovi uffici giudiziari di Palermo. RAINBOW A CATANZARO - Nel centro degli inquirenti anche l'Ndrangheta, colpita dall'operazione "Rainbow". In questo caso ammontano a circa 4 milioni di euro i beni mobili ed immobili sequestrati a Lamezia Terme e che sarebbero riconducibili a Peppino Buffone (55 anni) e Vincenzino Lo Scavo (57), arrestati nell’ambito dell’operazione "Rainbow" insieme ad altre 14 persone e condannati nell’ottobre del 2009 per i reati di estorsione ed usura. L'operazione congiunta dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ha permesso il sequestro di nove unità immobiliari e un terreno; cinque autoveicoli; undici conti correnti dei quali sette bancari e quattro postali, ora a disposizione del Tribunale di Catanzaro. Anche a il tribunale di Vibo Valentia, intanto, ha piazzato un colpo all'Ndrangheta. Quattordici persone accusate di fare parte della cosca Lo Bianco sono state fermate e due imprese sono state sequestrate dalla squadra mobile della città calabrese. Le due imprese, una operante nel settore della pubblicità e l'altra in quello dei trasporti, erano gestite fittiziamente da incensurati, ma in realtà sarebbero state di proprietà della cosca. L’accusa per gli indagati è associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni e detenzione illegale di armi. Tra le persone arrestate figura anche Carmelo Lo Bianco, 78 anni, ritenuto il boss della cosca. L’inchiesta è partita nel 2008 dopo la denuncia di un’estorsione subita da un imprenditore edile.