Iran, rilasciato il regista Panahi

Eleonora Crisafulli

Torna libero il regista iraniano Jafar Panahi. Arrestato lo scorso 2 marzo, il cineasta ha ottenuto la libertà provvisoria e sarà rilasciato su cauzione dal famigerato carcere di Evin. Lo ha deciso il procuratore generale di Teheran, Abbas Jafari Dolatabadi. Panahi, nuova icona dell’'Onda Verde, il movimento che contesta la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad e chiede riforme democratiche, aveva iniziato da qualche giorno lo sciopero della fame, per contestare le condizioni in cui era detenuto. Poi aveva espresso le sue ultime volontà: in caso di morte "voglio che il mio corpo venga consegnato ai miei familiari per seppellirlo ovunque essi vogliano". L'arresto - Il cineasta era stato arrestato nella sua abitazione a Teheran, insieme alla figlia, alla moglie e ai suoi ospiti per aver tentato di realizzare un film-documentario sulle proteste antigovernative scoppiate in Iran dopo le contestate elezioni  presidenziali di giugno. Per lui è iniziato quindi un lungo calvario. Secondo quanto rivelato in una conversazione telefonica con la moglie, le forze di sicurezza lo avrebbero minacciato "di voler trasferire la sua famiglia a Evin e rinchiudere la figlia nel carcere di Rajaie Shahr", all’interno del quale molte donne sono state stuprate e sottoposte a violenze. Negli ultimi tempi il caso del regista iraniano è balzato all’attenzione dei media. Molti esponenti del mondo del cinema, della cultura e della politica si sono battutti per la sua liberazione. E al Festival di Cannes, cui Panahi avrebbe dovuto partecipare in qualità di giurato, l'attrice Juliette Binoche, venuta a conoscenza dello sciopero della fame, è scoppiata in lacrime durante la premiazione.