Intercettazioni, si va verso la fiducia. Bossi nega

Michela Ravalico

Nelle ultime ore sta circolando insistentemente la voce che il governo, sulle intercettazioni, voglia mettere la fiducia. Il leader della Lega, Umberto Bossi, però, nega che se ne sia parlato.  "Fino ad adesso non si è ventilata la possibilità della fiducia" sul ddl Alfano, ha detto il Senatur durante la festa per il 158esimo anniversario della fondazione della Polizia di Stato. "Non lo so, è una cosa di cui si parlerà in Consiglio dei ministri. Fino ad adesso non si è ventilato". Segue il pezzo di Marco Gorra Prende sempre più corpo l’ipotesi di mettere al sicuro il disegno di legge sulle intercettazioni con il voto di fiducia. Il governo sta valutando l’idea di puntare ad un maxi-emendamento e di affidarne le sorti al voto “blindato”. In questo senso sono rivelatrici le parole del relatore del ddl, Roberto Centaro. «Il ricorso alla fiducia è nelle facoltà del governo», si è lasciato scappare il senatore azzurro al termine di un lungo colloquio col premier Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli. Parziale aggiustamento di rotta in serata: «Non credo ci sarà un maxiemendamento», ha puntualizzato Centaro. Paradossalmente, la voglia di mettere in cassaforte il testo cammina di pari passo con quella di limarlo oltre la perfezione, onde disinnescare le perplessità di Quirinale e settori della maggioranza (segnatamente finiani, con Italo Bocchino che invita a «fare la legge, ma bene») dubbiosi dall’impianto attuale della legge. Berlusconi sa bene quanto sia importante mettere la legge al riparo da possibili pronunce di incostituzionalità e vuole limitare al massimo le possibilità di brutte sorprese. Il diffuso scontento che il disegno di legge sta creando tra opinione pubblica, addetti ai lavori e mondo dei media - da ultimo - è un altro fattore su cui il Cavaliere ha intenzione di lavorare. Il passo indietro di giovedì sul carcere per i giornalisti, insomma, potrebbe essere solo il primo. Il momento clou- L’appuntamento decisivo è per lunedì sera. Seduta notturna della commissione Giustizia di Palazzo Madama: qui si inizierà a capire di preciso in cosa consista la legge in esame, dato che la gran quantità di emendamenti approvati (parecchi dei quali dell’opposizione) non può non avere inciso sul testo. Solo una volta che la commissione avrà licenziato una versione definitiva chi di dovere avrà qualcosa di concreto su cui basarsi. Martedì mattina, poi, sarà la conferenza dei capigruppo a calendarizzare l’iter della legge. Legge che ieri è stata difesa a spada più che tratta dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il quale, per prima cosa, tiene a mettere in chiaro che «molte delle cose dette non sono vere». A cominciare dal fatto che, per quanto riguarda mafia e terrorismo, non ci saranno restrizioni di sorta. E gli americani - che per bocca del sottosegretario del dipartimento penale Lanny Breuer avevano paventato rischi per la lotta a Cosa nostra - sono serviti. Tanto che lo stesso Guardasigilli sottolinea come, tra Roma e Washington, nella lotta al crimine organizzato ci sia «piena intesa» ed «eccellente collaborazione». Quanto al merito del provvedimento, Alfano rivendica come il governo, con un solo ddl, si sia attivato per tutelare tre diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione: «Articolo 15: la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’Autorità Giudiziaria, con le garanzie stabilite dalla legge.   Articolo 21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.   Articolo 112: Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l'azione penale».   C'è chi dice no- Capitolo proteste. Ieri pomeriggio c’è stato un sit in di protesta davanti a Montecitorio (patrocinio Italia dei Valori, con Leoluca Orlando a brandire il megafono come ai tempi belli). Tutto il centrosinistra si schiera compatto contro la legge: Tonino Di Pietro annuncia che, dovesse passare, andrebbe lui in Aula a leggere le intercettazioni e Pier Luigi Bersani definisce «doverosa» qualsiasi forma di ostruzionismo contro il ddl. Politicamente significative le critiche di Raffaele Lombardo - il governatore della Sicilia è dato in costante avvicinamento all’arcipelago finiano - che invita a non limitare le intercettazioni, «preziose contro la mafia». Luca Cordero di Montezemolo si schiera «al fianco degli editori» nella protesta. Il capo della Polizia Antonio Manganelli si augura che «si arrivi ad un punto di incontro» sul testo. Mentre la Fnsi per lunedì organizza una videoconferenza dei direttori delle principali testate per parlare della nuova legge.