I Tea Party sbarcano in Italia: meno tasse, più libertà

Albina Perri

Anche in Italia hanno avuto inizio i Tea Party made in Usa. Ieri sera una sala della Circoscrizione centro di Prato si è animata di relatori appassionati e uditori incuriositi, oltre ai supporter comprovati delle battaglie liberal (alta era la partecipazione del Movimento Libertario), per inaugurare il movimento del Tea Party: meno tasse e più libertà.  La chiamata a raccolta da parte di David Mazzerelli, e dalla sua redazione di Ultimathule, è stata accolta generosamente dalle anime più vive del dibattito liberale, libertario e conservatore che in Italia si confrontano da tempo principalmente attraverso i canali web. Erano infatti presenti Leonardo Facco, editore e a.d. del Movimento Libertario, e con lui  l’imprenditore Giorgio Fidenato, noto per le sue battaglie sul sostituto d’imposta, i primi ad aderire; Marco Respinti, che ha portato l’adesione del Columbia Institute, l’anima più conservative del dibattito e impegnato a creare spazi di lavoro e di discussione su temi liberali con realtà, associazioni e intellettuali dello stesso versante. Al tavolo del dibattito c’era anche Andrea Mancia, come ideatore dell’aggregatore Tocqueville.it che da anni “ospita” confronti tra molti blogger italiani, di diritto coinvolto nel Tea Party.  Anche il periodico on line Libertiamo ha aderito al Tea Party e il vicedirettore Piercamillo Falasca ha partecipato all’incontro. Ad animare il confronto era presente anche  Francesco Carbone, economista e fondatore di Usemlab.it. L’incontro si è aperto con la lettura dei saluti dei tea Party Usa e olandese. Dopo un primo giro di interventi, non è mancato un botta e risposta tra i relatori per chiarire le diversità che vi sono ( tra il Movimento Libertario e l’azione politica di un portale come Libertiamo, ad esempio). Ad accomunare gli interventi è la finalità condivisa del Tea Party, vale a dire un cambiamento culturale nel modo di intendere le libertà individuali e lo Stato: il primo obiettivo comune che caratterizza i Tea Party italiani rispetto a quelli americani è una riforma di pensiero, che possa creare una cultura e un sentire comune. Molti gli attestati di fiducia e gli incoraggiamenti provenienti da Oltreoceano che stanno arrivando tramite il gruppo Tea Party Italia su Facebook. Gli interventi del pubblico, domande scritte o dirette, hanno puntato il dito sulle perplessità più comuni che sorgono intorno a movimenti come questo. Non sono mancati neanche i contestatori e scontri diretti con i relatori. Le stesse critiche erano affiorate quando gli animatori del Tea Party si sono confrontati in piazza con i cittadini di Prato, la domenica precedente al Tea Party. Era chiaro quanto ancora deve essere fatto perché si abbandonino per esempio le barricate ideologiche contro i servizi privati, scuola, trasporti e sanità in primis. Non è neppure un caso Prato si sia rivelata una città emblematica dove svolgere un evento simile per le sue caratteristiche di imprenditorialità, mortificate da uno stato assistenziale e socialista. Saba Giulia Zecchi, Ultimathule.it