Palermo, meglio la mafia dei rom come vicina di casa

Michela Ravalico

Niente da fare. L'attico di 180 metri quadri confiscato alla mafia e messo "all'asta" dal Comune di Palermo non sarà assegnato alla famiglia di rom che ne aveva diritto. L'amministrazione comunale ci ha ripensato e ha deciso di andare incontro alle proteste dei vicini, che per scongiurare l'arrivo della famiglia rom avevano persino organizzato un sit-in. Il problema, per gli inquilini palermitani dello stabile - che per anni avevano avuto come vicini di casa membri della mafia - non era tanto l'etnia della famiglia. Quanto il fatto che si tratti di un nucleo familiare assai numeroso: due genitori e otto figli. Insomma, il Comune di Palermo ci ha ripensato. Grande soddisfazione dai condomini che nelle scorse settimane avevano organizzato un sit-in di protesta davanti allo stabile. "La nostra protesta - sottolineano - non era mirata contro il popolo Rom, verso il quale, da parte nostra, resta sempre un sentimento di totale apertura, a patto che vengano rispettate le leggi sancite dall’ordinamento italiano; quanto, piuttosto, a una riconsiderazione dei criteri d'assegnazione per un bene confiscato alla mafia". "Apprezzo il fatto che il Comune - dice il consigliere provinciale del Pdl Antonio Rini - abbia compreso le ragioni della protesta nostra e dei residenti. Penso che questa nuova assegnazione sia, per motivi strutturali dell’appartamento, più congeniale a un uso che possa riguardare l'intera comunità". L'appartamento di via Bonanno, ora, sarà destinato a luogo istituzionale e di rappresentanza.