Droga il suo capo e finge lo stupro. Smascherata

Roberto Amaglio

Questa volta il "porco" non era lui, anzi, la poco di buono si è rivelata essere A.V., la sua 46enne segretaria italiana che, dopo averlo drogato, ha sporto denuncia ai Carabinieri di Milano accusandolo di stupro. Sembra essere questo lo scenario di un finto abuso sessuale sul posto di lavoro avvenuto il 2 febbraio 2005 in un'azienda milanese. Un'accusa ben strutturata quella costruita dalla donna, la quale aveva inscenato tutto alla perfezione, compreso il taglio al reggiseno e alla camicetta con delle forbici sporche di sangue e pure il furto della borsetta, rinvenuta  in possesso del manager, trovato dai Carabinieri nel box dello stabile in evidente stato confusionale. Tuttavia l'indagine ha svelato l'ingippo. Analizzando le tracce di sangue e fatti gli opportuni accertamenti sulle condizioni dell'uomo, il pm milanese Marco Ghezzi ha stravolto di punto in punto le accuse della segretaria. Dalle nuove ricostruzioni, infatti, risultò che la donna "macchiò" il caffè del suo boss con una bella dose di benzodiazepine, un potente psicofarmaco; poi preparò la "scena del crimine" e attese l'arrivo dei Carabinieri di Milano. Archiviata l'accusa di violenze sessuali per il manager, ora spetterà alla donna difendersi davanti ai Giudici di Milano. La Procura ha infatti chiesto per lei il rinvio a giudizio. A decidere sarà il gup Chiara Valori il prossimo 7 giugno. In caso di processo, i capi d'accusa nei suoi confronti sarebbero molteplici. Oltre al finto stupro e ll'avvelenamento del suo capo, la segretaria (difesa dall'avvocato Giovanna Merenda), è anche accusata di aver fatto sparire 20 mila euro dai conti della società.