Bangkok, scatta l'offensiva dell'esercito. Già 20 i morti
Dopo gli scontri, che hanno provocato un morto e il ferimento di un leader della rivolta, è ancora alta la tensione. È, ormai, scontro aperto tra i militari e le "camicie rosse" dell'ex Premier Thaksin Shinawatra, ora in esilio, che chiedono le dimissioni dell'attuale capo Abhisit Vejjajiva e nuove elezioni. Sale a 16 morti e 140 feriti il bilancio delle vittime degli scontri tra polizia e manifestanti. Sono rimasti feriti anche un cronista locale del quotidiano thailandese Matichon e un giornalista di "France 24". Il giornalista francese è stato colpito a una gamba da un proiettile, "mentre seguiva gli scontri vicino Suan Lum - ha detto Cyril Payen, un altro corrispondente dell’emittente televisiva francese - ora è in ospedale". Al momento l'esercito sta avanzando contro il blocco organizzato dai manifestanti antigovernativi nei pressi del bazar di Suan Lum per riprendere il controllo del quartiere commerciale della capitale, occupato da due mesi dai "ribelli". Nell'area si sono sentiti degli spari. Gli agenti hanno lanciato anche numerosi lacrimogeni. Poco prima violenti scontri erano scoppiati anche nei pressi del Thai Belgian Bridge, a poca distanza dal mercato. Le "camicie rosse", per rispondere all'offensiva, hanno dato fuoco a un autobus della polizia nel centro della capitale. Non è ancora chiaro da dove siano partiti gli spari. Poco prima, però, il portavoce dell’esercito, il colonnello Sunsern Kaewkumnerd, aveva annunciato che i militari avrebbero cercato di riprendere con la forza il controllo della strada occupata dai manifestanti, accusati di aver condotto delle azioni intimidatorie. L’area occupata è stata intanto isolata e privata dell’elettricità. Le operazioni, in corso, dell’esercito mirano a spingere i leader delle "Camicie rosse" a negoziare. «L'operazione militare serve a fare pressione sulle camicie rosse affinchè‚ tornino al tavolo del negoziato con il governo - ha dichiarato il generale Prawit Wongsuwon - Dobbiamo intensificare le pressioni, altrimenti non saremo più in grado di applicare la legge».