Tre ministri nel mirino
Gianluigi Nuzzi- Fosse solo Bertolaso, solo Scajola, solo Lunardi. Lo slancio delle procure di Roma, Firenze e Perugia coinvolge il governo in un abbraccio che rischia di essere mortale. I segnali sono convergenti. Nell’inchiesta su Denis Verdini, ad esempio, il procuratore capo della capitale, Giovanni Ferrara, ha condiviso con i pm la scelta di attendere che passassero le elezioni regionali prima di uscire allo scoperto. Evitando strumentalizzazioni che potessero azzoppare un’inchiesta che è solo agli inizi. Nelle carte degli inquirenti emergono elementi da valutare che potrebbero coinvolgere entro l’estate altri esponenti di governo. In tutto cinque tra ministri ed ex ministri compreso proprio Scajola che si è dimesso. I nomi sono top secret perché non risultano indagati dalle procure che stanno lavorando su un flusso informativo senza precedenti tra testimoni e, soprattutto, bobine di registrazioni telefoniche. Coccole in tv I nomi sono top secret perché non risultano indagati dalle procure che stanno lavorando su un flusso informativo senza precedenti tra testimoni e, soprattutto, bobine di registrazioni telefoniche. Le ulteriori avvisaglie si avranno da lunedì quando i pm fiorentini catapulteranno metri cubi di carte nel primo processo pilota alla cricca. Inevitabile l’amplificazione mediatica con una pioggia di intercettazioni, deduzioni e polemica politica. Questo non sembra preoccupare più di tanto gli uffici giudiziari che segnano uno scarto significativo tra quanto finora emerso e quanto raggiunto nelle indagini. L’esempio arriva certo da un filone rimasto ancora sottotraccia e che sta per coinvolgere alti dirigenti Rai nei loro rapporti non proprio di equilibrio, per usare un eufemismo, con dei produttori televisivi. Viaggi, prebende, coccole per dirla con un termine tondo che sono inopportune nei rapporti delicati tra fornitore e azienda di Stato dove chi decide risponde come incaricato di pubblico servizio, insomma quasi un pubblico ufficiale. L’indagine ha raccolto fatture e varia documentazione prima di emergere con inevitabili contraccolpi. L’altro fronte è quello dell’edilizia carceraria che compare agli atti di Firenze (e non di Roma) e che si congiunge inevitabilmente sui lavori e la crescita di Anemone che aveva una certa confidenza con settori dei servizi di sicurezza delle passate gestioni. La grande anomalia di questa nuova ondata di inchieste rimane comunque la lontananza siderale tra le indagini e la figura del presidente del Consiglio. Oggi il premier si ritrova a difendere i cerchi più vicini di collaboratori per episodi come quelli di Scajola che se provati sono da considerarsi lunari. È grottesco solo immaginare che Berlusconi possa essersi seduto a questi fantomatici “comitati di affari” ma la novità di questa offensiva giudiziaria è in estrema sintesi proprio questa Berlusconi è dal 1994 che difende se stesso e la spunta su decine di inchieste che l’hanno coinvolto per qualunque cosa. Mai si era ritrovato a dover difendere personaggi politici per vicende delle quali non conosce contenuto o confini. È grottesco solo immaginare che Berlusconi possa essersi seduto a questi fantomatici “comitati di affari” ma la novità di questa offensiva giudiziaria è in estrema sintesi proprio questa: la falcidia dei collaboratori di governo, delle rappresentanze che possono essersi macchiati di colpe, aver partecipato o solo condiviso interessi in quella zona grigia tra politica e affari ampiamente strumentalizzabile in un periodo come questo. Colpe e interessi non portati a conoscenza ovviamente del premier, fatto che oggettivamente ora si pone come vulnus nella difesa politica dell’insieme. Macchina da guerra In più qualsiasi garantismo sparisce se le storie si presentano sghembe come quella di Scajola che forse proprio non essendo indagato avrebbe potuto chiedere una tutela dagli uffici giudiziari presentando memorie, aprendo canali di dialogo dove possibile, in sintesi per chiedere la secretazione degli atti e conquistare quel tempo prezioso che non ha avuto per capire, come ha detto in conferenza stampa, quanto accaduto. Purtroppo il tempo non corre per tutti allo stesso modo. I giornali offrono ogni particolare, le procure stanno affrontando indagini che sembrano sempre più estese. L’agenda investigativa si mostra come una macchina da guerra che non troverà più saldature con le necessità della politica. gianluigi.nuzzi@libero-news.eu