Indagato Verdini per gli appalti in Sardegna

Michela Ravalico

Denis Verdini, uno dei coordinatori nazionali del Pdl nonché parlamentare della Repubblica, è indagato dalla procura di Roma per corruzione nell'ambito dell'inchiesta riguardante un presunto comitato d'affari che si sarebbe occupato, in maniera illecita, di appalti pubblici, in particolare dei progetti sull'eolico in Sardegna. L'annuncio era nell'aria. E infatti questa mattina, poco prima di mezzogiorno, Verdini e il capogruppo Pdl Camera, Fabrizio Cicchitto, si sono recati a Palazzo Grazioli per un incontro straordinario con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Probabilmente per coordinarsi su come gestire l'ennesima bordata che rischia di mettere ko il governo. Denis Verdini si dichiara totalmente estraneo alla vicenda, e dice che si batterà fino in fondo. L'indagine - L’iscrizione di Verdini sul registro degli indagati è stata decisa dai responsabili degli accertamenti della Procura di Roma, i pm Ilaria Calò, Rodolfo Sabelli ed il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Nei giorni scorsi è stata anche perquisita la sede del Credito cooperativo fiorentino, di cui Verdini è presidente. Assieme a Verdini sono indagati anche l'imprenditore Flavio Carboni, il costruttore Arcangelo Martino; Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias; Ignazio Farris, consigliere dell’Arpa di Sanremo; e un giudice tributario, Pasquale Lombardo. Molte delle ipotesi accusatorie sarebbero basate su intercettazioni, ma anche su un giro di assegni. Per questo si è proceduto al controllo dell'istituto di credito e di conti lì intestati. Le verifiche dei magistrati e dei carabinieri, sarebbero concentrate su diversi appalti pubblici, tra cui alcuni in Sardegna, connessi allo sviluppo di energie alternative. Vengo descritto come un boss mafioso o un burattinaio che mette tutti insieme. Magari... Ma i fatti sono fatti. C'è bisogno della figura del manovratore e la vogliono dare a me... Ma non ho questa patente". Lo sfogo-  "Vengo descritto come un boss mafioso o un burattinaio che mette tutti insieme. Magari... Ma i fatti sono fatti. C'è bisogno della figura del manovratore e la vogliono dare a me... Ma non ho questa patente". Dopo la nota diramata, Denis Verdini arriva alla Camera e si sfoga a lungo con i giornalisti dello "sputtanamento generale" basato sulla "continua e costante violazione del segreto istruttorio", ha detto Verdini.  Dopo le notizie che riferiscono di un’indagine a suo carico, il coordinatore del Pdl respinge il ruolo che a suo dire gli si vuole attribuire: "Io sarei diventato una specie di crogiuolo che mette insieme cose che insieme non stanno. Ma io voglio rispondere dei fatti e non di questo sputtanamento generale. I fatti sono fatti e ci si difende da questi, non dalle illazioni o dallo sputtanamento". L’esponente del Pdl, in particolare, si scaglia contro la violazione del segreto istruttorio: "Non è colpa dei magistrati, non è colpa dei giornalisti e non è colpa della forze dell’ordine. Ma allora di chi è la colpa? E’ un mostro contro cui nessuno fa niente, quando invece il primo reato è proprio quello. In questi giorni sono costretto a rispondere di cose di cui non so niente. Io sono abituato a rispondere ai magistrati laddove vengo chiamato. E sarebbe bello venire chiamato immediatamente. Non mi piace invece il circo mediatico e ora dico basta. L’indagato non sa nulla, e gli altri invece sanno tutto. Ma cosa sanno? E’ una follia alimentata in modo anomalo e ingiusto. Poi un politico ha le spalle larghe, ma mi chiedo come fa un povero disgraziato...".