Papa: siano rispettati gli impegni internazionali del nucleare
Il Papa esorta i paesi che partecipano all’ottava conferenza di esame del Trattato di non proliferazione (Tnp) delle armi nucleari, a New York, a superare i condizionamenti della storia e proseguire sulla strada del disarmo e della pace. «Il processo verso un disarmo nucleare concertato e sicuro _ afferma Benedetto XVI a conclusione dell’udienza generale in piazza San Pietro _ è strettamente connesso con il pieno e sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali. Il 3 maggio scorso si sono aperti a New York i lavori dell'ottava Conferenza di esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Il processo verso un disarmo nucleare concertato e sicuro è strettamente connesso con il pieno e sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali _ continua _ La pace, infatti, riposa sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti, e non soltanto sull'equilibrio delle forze. In tale spirito incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la creazione di zone libere dalle armi nucleari, nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta. Esorto, infine, tutti i partecipanti alla riunione di New York, a superare i condizionamenti della storia e a tessere pazientemente - ha concluso - la trama politica ed economica della pace, per aiutare lo sviluppo umano integrale e le autentiche aspirazioni dei popoli». Il Trattato, firmato da 188 Paesi (ma non da India e Pakistan e Israele) è in sostanza un accordo basato su uno scambio: le nazioni non nucleari si impegnano a non sviluppare armi atomiche, mentre quelle nucleari se ne devono disfare. Esiste però la garanzia per ogni paese di potersi dotare di tecnologia nucleare per scopi pacifici. Una clausola quest’ultima che all’inizio sembrò innocua, dato che passare da un uso civile dell’energia atomica a uno bellico era assai difficile, ma che oggi invece pone dei problemi, soprattutto con tecnologie quali l'arricchimento dell’uranio. La conferenza, iniziata il 3 maggio, vede la partecipazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmedinejad unico Capo di Stato presente e attrazione indiscutibile dei lavori. Ahmadinejad aveva criticato i tentativi degli Stati Uniti di imporre delle nuove sanzioni all’Iran, promettendo inoltre di voler denunciare la lentezza con la quale le principali potenze nucleari procedono al disarmo. Immediata la replica del Segretario di Stato Hillary Clinton secondo cui Teheran tenta di confondere le acque e sviare l’attenzione dalla questione principale", ovvero il mancato rispetto del Trattato. Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva affermato che l’onere della prova riguardo all'esatta natura dei programmi nucleari iraniani spetta a Teheran. A margine della conferenza, una maratona diplomatica che durerà quattro settimane, continueranno le trattative fra i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza per raggiungere un accordo sulle sanzioni. Dopo il fallimento della conferenza del 2005, fino al 28 maggio tuttavia i 189 Paesi membri cercheranno di raggiungere il consenso necessario per un documento finale, con obbiettivo minimo la piena ratifica del trattato di messa al bando dei test nucleari approvato nel 1996. L’Amministrazione Obama si è impegnata a sostenere la ratifica, respinta dal Senato nel 1999. Cinque anni fa la conferenza si era infatti chiusa senza alcun nuovo piano di azione contro la proliferazione nucleare, e neanche un documento unitario finale: le tre Commissioni di lavoro incaricate di redigere le raccomandazioni, legalmente vincolanti per i Paesi firmatari, da mettere in atto per rendere più efficace il Trattato infatti rimasero bloccate dai veti incrociati di numerosi Paesi membri.