D'Alema perde le staffe in tv/guarda il video
Il caso Scajola porta con sé strascichi impensabili, e cioè un Massimo D’Alema che, invitato a Ballarò, perde le staffe contro l’ex vicedirettore di Libero, ora al Giornale, Alessandro Sallusti: «Vada a farsi fottere... Lei è un bugiardo e un mascalzone. Pagato per fare il difensore d’ufficio del governo». Di più: "Lei non parlerà più". Zitti oggi, inutile dirlo, tutti i soloni difensori a singhiozzo della libertà di stampa. E meno male che la puntata era incentrata sulla vicenda Scajola, per riportare in primo piano la «questione morale», perché la politica deve agire e sarebbe «un errore gravissimo sottovalutare» quello che sta accadendo. Così aveva commentato Massimo D’Alema, durante Ballarò, le dimissioni che del ministro Claudio Scajola: «Non siamo qui per celebrare un processo», premette D’Alema. «Questa vicenda richiama fortemente la preoccupazione che nella vita pubblica del nostro Paese, a vari livelli, continui ad esserci una questione morale, intreccio improprio tra politica e interessi privati. Credo sia un problema reale, sarebbe un gravissimo errore sottovalutarne la portata». D’Alema ha ricordato l’epoca di Tangentopoli, sottolineando che oggi non c'è una situazione paragonabile a quella degli inizi degli anni '90. Tuttavia, ha aggiunto, «la politica deve agire» e «certi sintomi non vanno presi sottogamba», altrimenti «non lamentiamoci se poi interviene la magistratura a rimettere le cose a posto». Per D’Alema il provvedimento sulla corruzione messo a punto dal governo «non è affatto sufficiente» a risolvere i problemi, ma ha dato la disponibilità dell’opposizione a discutere. Se il governo porta in Parlamento qualche legge utile la discutiamo volentieri - ha detto - ma non certo qualche leggina utile per fermare i processi di Berlusconi». La discussione tra D’Alema e Sallusti dal caso Scajola si è spostata presto sui presunti “favori” ai politici per l'acquisto e gli affitti “di favore” di cui avrebbero beneficiato. Così, Sallusti ha chiamato in causa lo stesso D’Alema, che ha subito ribattuto di aver pagato l’affitto delle sue case «a prezzi di equo canone». I toni, però, si sono immediatamente alzati: «Lei è un bugiardo e un mascalzone - ha detto D’Alema rivolgendosi a Sallusti - ed è pagato per venire qui a fare il difensore d’ufficio del governo». Guarda il video: «Le daranno un premio - ha continuato il presidente del Copasir - le manderanno qualche signorina...». Il giornalista ha ribattuto pronto: «Le signorine le usavano i suoi uomini in Puglia per corrompere». «No, le signorine andavano dal suo presidente del Consiglio e datore di lavoro» ha replicato D’Alema. Lo scambio di fuoco è continuato per alcuni minuti, finché Giovanni Floris ha dovuto mandare un servizio sul dissenso dei finiani all’interno del Pdl.