Marco Travaglio: "In crisi d'identità. Per colpa di Silvio"

Il giornalista Marco Travaglio, protagonista in tv ad Annozero di Michele Santoro, sta vivendo una crisi d'identità per colpa di centinaia di processi a carico, minacce di morte e lettere anonime. E la copa dice che è tutta del Premier Silvio Berlusconi. Lo rivela in un'intervista a GQ. «In Italia i toni sono esacerbati -dice Travaglio. ma Berlusconi ha fatto una cosa ancora peggiore: è riuscito ad annullare, nella percezione collettiva, tutte le figure terze, cioè super partes, e a trascinarle in questo giochino destra o sinistra, per cui io, che non sono di sinistra, grazie a lui vengo individuato come uno di sinistra e ho delle crisi di identità». Sulle questione delle continue denunce che riceve, il giornalista commenta: «All'inizio ti spaventi, poi ci fai l'abitudine. La prima volta che Berlusconi mi ha chiesto 20milioni di euro mi sono spaventato, poi mi sono detto che tanto non ce li ho. Da quando faccio il giornalista ho ricevuto circa 250 denunce, tra penali e civili. 50 ancora aperte. Delle restanti 200 ho vinto tutte le cause penali tranne un paio di condanne non definitive -prosegue. Delle cause civili, ne ho perse tre o quattro, nel qual caso ho pagato. Sono orgoglioso, perché le cause perse non riguardavano notizie false ma giudizi eccessivi oppure errori fortuiti: nessuno potrà dire che ho mai detto il falso». Travaglio ritiene, poi, che le sue telefonate siano intercettate. «Illegalmente  -dice- ma le intercettano. Si scoprirebbe che mi incazzo molto e dico un sacco di parolacce. E che parlo con troppa frequenza con Peter Gomez. Qualcuno penserà che siamo fidanzati». «È possibile che io sia un incosciente -dice Travaglio- però non ho mai avvertito pericoli per la mia vita. Ricevo spesso lettere con minacce di morte, ma non mi piace fare ogni volta un comunicato Ansa, come fanno altri». Il giornalista fa poi una lista dei politici che stima: «Tanti. Anche se non contano quasi niente. Stimo Di Pietro, per l'opposizione che fa. Rosy Bindi, Debora Serracchiani, Furio Colombo, Nando Dalla Chiesa, Giorgia Meloni, Fabio Granata, e poi Bruno Tabacci, lo stesso Fini, se mettesse su un pò di palle, dopo quindici anni di anticamera e, con qualche riserva, Nichi Vendola».