Come Elisa Claps/Dopo 35 anni si cerca Ottavia De Luise

Monica Rizzello

Gli agenti della squadra mobile di Potenza e della polizia scientifica stanno effettuando dei rilievi a Montemurro (Potenza) nell'ambito di indagini sulla scomparsa di Ottavia De Luise, avvenuta il 12 maggio 1975, quando la bambina aveva 12 anni: il caso è stato «riaperto» da articoli di stampa e dalla trasmissione di Raitre “Chi l'ha visto?”, che se ne occuperà nuovamente questa sera. I rilievi, secondo quanto si è appreso oggi, a Potenza, avvengono nei luoghi in cui la bambina è stata vista per l'ultima volta, in particolare in via del Carmine, in un casale e in fienile poco lontani. Uno dei fratelli di Ottavia, Settimio, è stato ascoltato oggi in Procura per circa un'ora dal pm di Potenza Sergio Marotta. Le indagini e le verifiche tecniche proseguiranno anche nei prossimi giorni. Il caso, nonostante l’archiviazione, fu riportato alla ribalta da «Chi l'ha visto?», nell'ambito dei servizi sull'omicidio di Elisa Claps. La scomparsa – La 12enne Ottavia De Luise – la più piccola di otto fratelli, da qui il nome di battesimo - scompare a Montemurro in Basilicata, il 12 maggio del 1975. Quel pomeriggio, Ottavia stava giocando con la cugina, a pochi metri da casa. Al momento di tornare a casa, la cugina racconta di averla vista incamminarsi verso casa. Nel breve tragitto del ritorno si sono perse le tracce della bambina. Dopo qualche ora, verso le 17, non vedendo la figlia, la madre chiede al fratello di andare a cercarla nella piazza del paese. Il ragazzo non riesce a rintracciarla e la famiglia si mette in allerta. Nel paesino di 1500 persone, in cui Ottavia è scomparsa, c'era un solo carabiniere. E dopo ben venti giorni arrivano poliziotti con i cani: senza risultati. Nel corso degli anni alla famiglia arrivarono due lettere anonime: la prima fu consegnata ai carabinieri e portò all’interrogatorio di alcune persone. La seconda fu inviata invece a uno dei fratelli della ragazza: secondo la missiva, Ottavia De Luise fu violentata e uccisa. Ma nessuno fu indagato, nessun magistrato se ne occupò, fino all'archiviazione del caso. Fu una donna a vedere per l'ultima volta: "La incontrai nei pressi della chiesa del Carmine, sita vicino alla strada. Le chiesi dove si stava recando e mi rispose che doveva raggiungere la masseria di tale R." dichiarò la donna. Erano le 17 del 12 maggio 1975. Il proprietario della casa dove stava andando la bambina non fu mai interrogato dagli inquirenti. Nella seconda lettera anonima recapitata alla famiglia De Luise compariva proprio il nome del proprietario di questa casa. La missiva, riferendo di una ipotetica confessione del padre morente del presunto assassino, diceva che Ottavia De Luise era stata violentata, uccisa e poi sepolta nella stalla. Il “viggianese” - Un rapporto giudiziario del 27 maggio 1975 afferma che la bambina veniva adescata da alcuni anziani del paese che le davano piccole somme, in particolare un uomo definito "il viggianese" perché originario di Viggiano (Potenza). Quando la madre ne venne a conoscenza andò a cercare i responsabili e gli disse di stare lontani dalla bimba. Dopo la scomparsa i genitori denunciarono "il viggianese", ma il processo non si fece perché senza querela di parte il magistrato non si poteva procedere (all'epoca la violenza sessuale era ancora un reato contro la morale e non contro la persona, quindi non si procedeva d'ufficio). La strada del Carmine, il luogo da cui si sono perse le tracce della bambina, è quella che porta al casolare del “viggianese”, Peppino Alberti, l’unico indagato e poi prosciolto, all’epoca 52enne. Forse la dimora dell’uomo potrebbe anche essere l’ultimo luogo in cui la 12enne è stata. È qui infatti che si concentra l’attività degli investigatori, guidati dal pm Sergio Marotta. Con l’aiuto della polizia scientifica, perlustreranno l’area. Anche se 35 anni dopo la scomparsa non sarà facile venire a capo della tortuosa vicenda, come ammette Barbara Strappato, capo della Squadra mobile di Potenza: «Se Ottavia è morta e si trova da qualche parte, in quella zona, sicuramente la troveremo, ma risalire esattamente alle responsabilità e alle eventuali complicità sarà un’impresa titanica ». L’amica di scuola – Una compagna delle elementari di Ottavia De Luise, Alessandra, smentisce con forza le voci che raccontano di un’Ottavia pagata dagli anziani del paese per farsi spogliare: «Sono soltanto sciocchezze frutto della mentalità dell’epoca. Una dodicenne nel ‘75 non è la dodicenne di oggi. Io come Ottavia e tutte le altre amiche di allora eravamo davvero bambine, giocavamo con le bambole (chi ce l’aveva). È anche vero che Ottavia era una bambina molto bella, alta, bionda e attirava gli sguardi su di sé pur essendo ancora piccola». Alessandra però non esclude che il “viggianese” possa aver «insidiato» l’amica, ma «tutti in paese si conoscevano e si frequentavano. Anch’io mi fermavo con adulti in piazza per parlare. Era normale». Nonostante le smentite della compagna di scuola, altre testimoniante dell’epoca dipingono una relazione quanto meno ambigua tra la ragazzina e l’uomo. Una donna che abitava vicino alla casa dell’uomo, raccontò di aver visto Ottavia nella sua campagna, a pochi metri dall’abitazione di Alberti. Non appena si accorsero della sua presenza, secondo la testimone, «l’uomo si allontanò e Ottavia, visibilmente imbarazzata, si avvicinò alla mia bambina facendo finta di giocare».