De Magistris: "La separazione delle carriere tra giudici e pm non è tabù"

Monica Rizzello

La separazione delle carriere - «In linea di principio non considero la separazione delle carriere tra giudici e Pm un argomento tabù, il punto è che qui si configura come passaggio prodromico della dipendenza del Pm dal governo. E questo non sarebbe certo di garanzia per i cittadini». A parlare Luigi de Magistris, che spiega: «Il codice di procedura penale ha come corollario il principio di indipendenza della magistratura. Il Pm ha la direzione delle indagini e può acquisire di sua iniziativa notizie di reato. Secondo il centrodestra invece il Pm dovrebbe agire solo su segnalazione della polizia giudiziaria, che dipende dal potere politico». La continuità tra Mastella e Alfano - De Magistris aggiunge: «Tra Mastella e Alfano c'è un'assoluta continuita, anche se non si è capito se Mastella è di centrodestra o di centrosinistra. Più in generale in questi anni non ho visto la volontà di far funzionare la giustizia in modo uguale per tutti, il coraggio di mettersi in urto coi poteri forti insofferenti alla legalità. Forse l'unico che si è distinto è stato Flick, anche se era un tecnico più che l'esponente di una parte politica». Napolitano non è di garanzia - Dopo Mastella e Alfano, De Magistris ne ha anche per il Presidente per la Repubblica: «Napolitano ha fatto passare in questi anni diverse leggi incostituzionali. Abbiamo assistito, stiamo assistendo, ad uno svuotamento della Costituzione attraverso leggi ordinarie, senza ricorrere alla legislazione costituzionale. Sono tanti i provvedimenti palesemente in contrasto con la legislazione comunitaria, con le norme antiriciclaggio e antiterrorismo. Napolitano in molti passaggi non è stato un presidente di garanzia». «Mi ha colpito molto il suo commento dopo il via libera allo scudo fiscale. In pratica ha detto “Che lo rimandavo a fare alle Camere, tanto lo avrebbero approvato lo stesso”. E invece il messaggio alle Camere è un istituto di grandissimo valore politico-istituzionale, e anche mediatico: addirittura l'attuale direttore del Tg1 sarebbe stato costretto a parlarne. Credo che Napolitano voglia evitare un'alzata di toni, ma la sua è una posizione difensiva che da un garante non ti aspetteresti». La Rai e i partiti - L’ex magistrato ha una soluzione per Rai: «La mia ricetta, che vale anche per la sanità, è unica; fuori i partiti. Oggi diamo per scontato che il Cda debba essere lottizzato, ma perché? Pensiamo piuttosto a mettere dentro eminenti personalità riconosciute da tutti, coinvolgiamo nella loro nomina il presidente della Repubblica, una maggioranza qualificata del Parlamento. Ci sono tante ipotesi da vagliare. L'impressione però è che la gestione partitica della Rai in tutti questi anni abbia fatto gioco un po’ a tutti: di qui la difficoltà nel discutere ipotesi di riforma».