Reggio Calabria ripudia gli applausi al boss
di Giuseppe Scopelliti - Nella lunga lotta tra lo Stato e l’antistato, tra il bene e il male, tra la giustizia e la ‘ndrangheta, Reggio Calabria sta da una sola parte: quella della libertà, della democrazia, della sicurezza dei cittadini. Se riavvolgiamo il nastro degli ultimi anni e riguardiamo le immagini della città che ho avuto il privilegio e l’onore di amministrare, ci troviamo di fronte a una trama unica, armoniosa e inequivocabile. Scene che evidenziano i successi della comunità reggina, della magistratura e delle forze dell’ordine sulle cosche, in una metamorfosi sociale che ha tanti protagonisti. Innanzitutto, i giovani. Quei giovani che a centinaia, l’altra mattina, hanno testimoniato vicinanza, solidarietà e riconoscenza alle forze dell’ordine, al Questore ed alla magistratura, dopo l’arresto del boss Giovanni Tegano. Oltre all’impegno civile delle ragazze e dei ragazzi di Reggio, ad agevolare l’avvio di una nuova stagione di legalità in riva allo Stretto sono state anche le istituzioni democratiche, finalmente tornate ad essere forti, credibili ed autorevoli. L’applauso al boss, da parte di pochi familiari, non sbiadisce l’immagine di una città che ha ripudiato quella cultura della mafiosità che, per tanto tempo, l’aveva tenuta in ostaggio, isolandola dal contesto sociale e produttivo dell’Italia repubblicana. Anzi la rafforza. Quel gesto, infatti, rappresenta un segno di debolezza della criminalità organizzata. L’analisi dei fatti sociali che si registrano a Reggio non può essere lasciata ai colpi di coda delle organizzazioni malavitose, sempre più deboli – sia dal punto di vista militare che sotto il profilo economico - per i durissimi colpi inferti dagli apparati statali, quanto, invece, focalizzati nel contesto di una città che negli ultimi dieci anni ha cambiato pelle. E la metamorfosi non riguarda solo il versante culturale, il ruolo baricentrico nel Mediterraneo, il riconoscimento di città Metropolitana da parte di questo Parlamento, la crescita esponenziale di opere pubbliche anche come luoghi di nuova aggregazione: essa, in particolare, vede protagoniste le nuove generazioni il cui messaggio coinvolge tutti gli strati sociali. Le prime pagine dei quotidiani nazionali, secondo me, avrebbero dovuto occuparsi di fatti di maggiore valenza: la manifestazione spontanea di quei giovani che hanno organizzato il sit-in davanti alla Questura, perché essa genera nuovi e veri anticorpi sociali. A Reggio lo Stato c’è ed è presente. Qui sono stati sgominati potentissimi cartelli criminali, assicurati alla giustizia boss inseriti nell’elenco dei trenta più pericolosi latitanti del Paese, sequestrati e confiscati beni per centinaia di milioni di euro. Patrimoni che il Comune, grazie all’appoggio del Governo centrale, ha destinato a fini sociali creando, in quelle che una volta erano le residenze dei boss, significativi avamposti della lotta alla mafia. Anche per questo, oggi, Reggio è stata scelta dal Governo come sede dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. In una società “liquida” come la nostra, è la paura a fare da collante. E così i fatti negativi trovano spazio sulle prime pagine dei mezzi d’informazione, al punto che il timido applauso ad un boss, peraltro opera di alcuni congiunti, diventa nell’immaginario collettivo l’elemento caratterizzante di un’intera comunità. E poco importa che essa, invece, abbia fatto della cultura della legalità un vero e proprio modo di vivere. L’impegno adesso deve essere rivolto a creare uno spartiacque tra la cultura della legalità e quella dell’antistato, frantumando l’alone che protegge la zona grigia, abitata dalla cosiddetta borghesia mafiosa, in cui esiste una sorta di accordo tacito tra il crimine organizzato e un segmento della società civile. Questo tema mi preoccupa quanto quello della mafia. La città, che in questi anni ha avviato il percorso del cambiamento, deve essere supportata e incoraggiata a compiere un ulteriore passo importante, così come altre città del Mezzogiorno, nella lotta al pizzo. Questa ulteriore conquista consentirebbe alla mia terra di liberarsi dalla cappa che condiziona e frena lo sviluppo di una realtà che si candida a diventare uno dei punti di riferimento del Mediterraneo. Qui, presto, saranno avviati i lavori della grande opera del Ponte sullo Stretto, fortemente voluto dal Presidente Berlusconi; questo territorio, che affonda le sue radici nella cultura magnogreca, vede nel turismo una grande occasione di sviluppo socio-economico. Ecco perché quello striscione che i giovani hanno esposto sotto la questura di Reggio, con scritto «Siete voi i veri uomini di pace», rappresenta il messaggio autentico di una comunità che si contrappone al crimine organizzato. * Presidente Regione Calabria