Usa, stop per la riforma di Wall Street
Passi la riforma sanitaria, ma Wall Street non si tocca. Con i voti favorevoli del blocco repubblicano, infatti, la discussione di riforma della piazza finanziaria statunitense avanzata da Chris Dodd è stata sospesa Fumata nera, anzi nerissima per il primo test della riforma di Wall Street al Senato americano. La votazione di sospensione, infatti, è arrivata a poche ore dall'audizione dell’amministratore delegato e del vice presidente di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein e Fabrice Tourre. Alla fine ad avere la meglio sono quelli che propongono per la sospensione dell'ordine del giorno: il voto procedurale si chiude con 41 voti contrari e 57 favorevoli. «Sono profondamente deluso dal fatto che i repubblicani abbiano votato per bloccare la discussione», commenta il presidente americano Barack Obama. Il proprietario pro tempore della Casa Bianca, infatti, teme che il no all'avvio del dibattito possa far sì che gli interessi lobbystici si mettano di traverso, indebolendo la proposta. Intanto le premesse sono negative. Per quanto i democratici si siano messi in moto per cercare alleanze utili in tal senso, le distanze tra i due partiti sembrano incolmabili; inoltre c'è da superare le perplessità di alcuni elementi dei democratici, come quelle di Ben Nelson, perplesso sulle regole stringenti previste per i derivati. Infatti la proposta che verrebbe portata in Senato prevederebbe l’obbligo di spin off delle divisioni di trading di swap per le banche che vogliono l’assistenza federale e lo scambio su piattaforme regolamentate per gli otc. Audizione in corso - Intanto si svela la linea difensiva che i vertici di Goldman Sachs stanno intraprendendo a washington nel corso della audizione con il presidente della sottocommissione di indagine permamente del Senato, Carl Levin. La compagnia, infatti, ritiene di avere agito nella norma. Il direttore finanziario David Viniar, ha confermato che la Goldman Sachs ha cominciato a scommettere contro il mercato dei mutui nel 2007 tramite il trading «short» (al ribasso attraverso vendite alle scoperto), ma solo per bilanciare le perdite della società in quel settore e in maniera del tutto lecita. Fabrice Tourre, il 31enne responsabile finanziario della banca d'affari, ha inoltre respinto l'accusa di avere nascosto agli investitori alcune informazioni sui possibili rischi delle loro operazioni. Tuttavia la posizione di Dan Sparks (ex numero uno del divisione mutui di Goldman), di Tourre e di Viniar si starebbe aggravando, sotto gli attacchi a raffica della commissione. Levin avrebbe inchiodato Sparks con otto mail, chiedendo inoltre come mai Goldman non avesse informato i suoi clienti dei rischi delle operazioni di vendita dei cdo "Anderson". Incalzanti anche gli affondi della senatrice repubblicana Susan Collins, la quale accusa i manager di Goldman di cercare di ostruire il corso delle indagini chiedendo ai loro interlocutori di ripetere le domande.