Napolitano alle toghe: "Basta polemiche"
Per recuperare la fiducia della gente, i magistrati dovrebbero fare autocritica e stemperare i toni. E' quanto affermato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante la cerimonia al Quirinale per i 298 magistrati ordinari vincitori dell’ultimo concorso: "Occorre adoperarsi per recuperare l'apprezzamento e il sostegno dei cittadini e a tal fine la magistratura non può sottrarsi a una seria riflessione critica su se stessa, ma deve proporsi le necessarie autocorrezioni rifuggendo da visioni autoreferenziali". Affrontando "il problema della crisi di fiducia insorta nel Paese sia per il funzionamento insoddisfacente dell’amministrazione della giustizia sia per l'incrinarsi dell’immagine e del prestigio della magistratura", il capo dello Stato ha ricordato che "deve prevalere in tutto il senso della misura, del rispetto, e infine della comune responsabilità istituzionale nella consapevolezza di essere chiamati a prestare un servizio efficiente, e garantire un diritto fondamentale ai cittadini". Il magistrato non si deve prestare a "esposizioni mediatiche" o "atteggiamenti impropriamente protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione l’imparzialità dei singoli magistrati, dell’ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale". Rivolgendosi direttamente ai 298, Napolitano ha ribadito: "Fate attenzione a non cedere a esposizioni mediatiche o a sentirvi investiti di missioni improprie ed esorbitanti", perché quella del magistrato è "una funzione che esige equilibrio, serenità e sobrietà di comportamenti. Il suo unico fine è quello di applicare e far rispettare le leggi attraverso un esercizio della giurisdizione che coniughi il rigore con la scrupolosa osservanza delle garanzie previste per i cittadini". Politica e giustizia - Sul rapporto tra politica e giustizia, il presidente ha invitato i neo magistrati a "stemperare le esasperazioni e le contrapposizioni polemiche che da anni caratterizzano il nodo delicato e critico dei rapporti tra politica e giustizia, che non possono e non debbono percepirsi come mondi ostili guidati dal reciproco sospetto. Deve prevalere in tutti il senso della misura, del rispetto, della comune responsabilità istituzionale nella consapevolezza di essere chiamati solidamente a prestare un servizio efficiente, a garantire un diritto fondametale ai cittadini".