Emergency, gli operatori liberati rifiutano il volo di Stato

Eleonora Crisafulli

Dopo otto giorni di fermo, sono stati liberati ieri i tre operatori di Emergency accusati di aver ordito un complotto per uccidere il governatore della provincia meridionale afghana di Helmand. Secondo quanto si è appreso oggi Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani sarebbero dovuti rientrare in Italia con il Falcon dell'Aeronautica che sta conducendo in Afghanistan il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, che parteciperà al cambio del comando del contingente italiano, ma avrebbero rifiutato l'offerta del volo di Stato. Immediata la replica dell'organizzazione. Rossella Miccio del direttivo ha spiegato che "si tratta soltanto di un equivoco: non è vero che i tre operatori di Emergency si sono rifiutati di viaggiare con un aereo di stato. Stiamo valutando tutte le possibilità di rientro con l'ambasciatore Massimo Iannucci che è qui con noi. E’ ovvio che i noti problemi meteorologici non aiutano un rientro più rapido possibile". Il rilascio - A dare notizia della liberazione è stato il ministro degli Esteri Frattini, che in un comunicato ufficiale ha scritto: "Abbiamo ottenuto quello che era il nostro obiettivo prioritario, e cioè la libertà per i nostri connazionali senza mettere in discussione la nostra posizione di ferma solidarietà con le istituzioni afgane e la coalizione internazionale nella lotta contro il terrorismo in Afghanistan". In cambio del loro rilascio le autorità afghane hanno chiesto "che vi fosse l’impegno formale del governo italiano, qualora emergano successivamente alla liberazione delle accuse nuove, o si approfondiscano le accuse originali che non giustificavano più la detenzione, che siano le autorità giudiziarie italiane, con la legge italiana ad occuparsi del caso". Per Frattini, "è una garanzia che rappresenta evidentemente un gesto di fiducia verso l’Italia". Insieme ai tre italiani sono stati liberati anche cinque dei sei cooperanti di Emergency, arrestati per l'ipotizzato complotto. Resta in custodia invece il sesto, sospettato di aver nascosto le  armi nell'ospedale di Lashkar Gah. Come si legge in un comunicato dell'Nds, i servizi di intelligence afghani, "il piano è stato elaborato dai nemici della pace e della stabilità dall'esterno dei confini dell'Afghanistan, che hanno fatto pressioni su uno degli impiegati afghani di Emergency". Le parole di Strada - Appresa la notizia, Gino Strada ha ringraziato gli italiani "che ci hanno dimostrato affetto, chi ha lavorato alla soluzione di questa brutta vicenda, il ministero degli Esteri, la diplomazia italiana e le autorità afghane che hanno detto che Emergency non c'entra". Il fondatore di Emergency ha poi telefonato a Frattini,  all'inviato speciale dell'Onu e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, riconoscendo il loro impegno per il rilascio. Sui tre operatori ha detto: "Li conosco bene non c'è il minimo dubbio" che torneranno a lavorare. Ci hanno ringraziato, hanno ringraziato per la mobilitazione e hanno detto di essere felici. Bisogna lasciarli in pace a godersi la loro libertà. Sono uomini liberi. Non hanno ricevuto alcuna accusa". La vicenda comunque lascia molti dubbi: "Perché l'ospedale è stato aggredito? Non è chiaro perché e non è chiaro chi ha orchestrato la trappola. Bisogna capire bene chi c'è dietro questa macchinazione. O qualcuno dello staff afghano è stato corrotto o forzato, o da altri afghani, o da altri in uniforme di cui non so neanche la nazionalità. Una risposta non l'abbiamo". Quello che è certo è che "qualcuno evidentemente non vuole Emergency", ma "il tentativo di screditarci è fallito". La nota di Napolitano - Sulla vicenda è intervenuto, con una nota ufficiale, anche il capo dello Stato: "La liberazione dei tre operatori di Emergency in Afghanistan è motivo di sollievo per noi tutti e, in primo luogo naturalmente, per i famigliari. "L'intesa raggiunta tra le autorità afghane e il governo italiano garantisce il rispetto dei diritti fondamentali delle persone bruscamente arrestate e pesantemente quanto genericamente accusate, e, nello stesso tempo, la piena corretta disponibilità - nel rispetto delle istituzioni afghane - all'approfondimento delle indagini, sulla base di ogni eventuale ulteriore elemento, da parte della magistratura italiana. Il governo, e per esso il ministero degli Esteri, ha operato con accortezza e fermezza, aderendo alle preoccupazioni espresse da una vasta opinione pubblica".