Caso Mills, pm si oppone alla richiesta di rinvio

Monica Rizzello

Il pm Fabio De Pasquale si è opposto alla richiesta di rinvio – motivata con la contemporaneità del Consiglio dei ministri di oggi – presentata dai legali di Silvio Berlusconi nel processo per la vicenda Mills, che vede il premier imputato. Secondo il pm, il Consiglio dei ministri di oggi non è caratterizzato «da inderogabilità e urgenza», tanto da costituire un legittimo impedimento per un'udienza, a suo dire, concordata tra le parti. I legali di Silvio Berlusconi hanno invece spiegato di «aver solo preso atto» della fissazione dell'udienza senza che sia intervenuto nessun accordo. Piero Longo ha elencato quali sono gli argomenti all'ordine del giorno del consiglio dei ministri che, a suo avviso, sono «molto più impegnativi» di quanto ritenuto dal rappresentante dell'accusa. I giudici della decima sezione del tribunale di Milano si sono riuniti in camera di consiglio per decidere se concedere o meno il rinvio. I legali di Silvio Berlusconi, come già fatto nel processo per i diritti televisivi di Mediaset, hanno depositato un documento della segreteria generale della Presidenza del Consiglio con cui si spiega che il premier non potrà essere in aula prima del 21 luglio per via di impegni istituzionali. Gli atti alla Corte Costituzionale - I giudici che processano Silvio Berlusconi per la presunta corruzione di David Mills hanno deciso di mandare gli atti alla Corte costituzionale affinché si esprima sulla congruità con la Carta della legge 7 aprile 2010 che disciplina il legittimo impedimento continuativo del presidente del Consiglio e dei ministri. Nell’ordinanza i giudici richiamano le recenti decisioni in cui la Corte costituzionale aveva spiegato che la norma che consente di sospendere i processi per il capo del governo o altre cariche dello Stato deve essere approvata con una procedura di revisione costituzionale. Insomma, per i giudici di Milano non basta una legge ordinaria, ci vuole una legge di rango costituzionale.  I giudici sottolineano che lo stesso legislatore ha ammesso che la legge 7 aprile 2010 è una legge temporanea in attesa del varo e dell’entrata in vigore di una legge di rango costituzionale. Il contrattacco di Ghedini - "E' semplice. I giudici non vogliono applicare la legge. Vogliono soltanto processare Berlusconi", ha commentato l'avvocato del Cavaliere, Nicolò Ghedini.