Emergency, i tre italiani sono in buone condizioni
Matteo dell'Aira, Marco Pagano e Matteo Garatti, fermati sabato scorso dalla polizia afghana, si trovano ora, secondo quanto riferisce una nota della Farnesina, in una struttura detentiva nei pressi di Kabul. «Durante l'incontro protrattosi per circa un'ora - si legge nella nota - la delegazione italiana ha potuto appurare le buone condizioni di salute di cui godono i tre connazionali. Il Ministro Frattini ha provveduto ad informare le famiglie dei tre italiani dell'incontro rassicurandole del loro stato di salute e detenzione». «Durante l'incontro - conclude la nota - i tre connazionali hanno tenuto a ringraziare il Direttore della struttura per il trattamento finora loro garantito ed il governo italiano per l'attenzione con cui sta seguendo la vicenda». I tre operatori di Emergency sono sati trattati bene. Lo hanno detto loro stessi ai diplomatici italiani, l'ambasciatore italiano Claudio Glaentzer e l'inviato di Frattini Massimo Iannucci. Durante l'incontro, i tre «hanno tenuto a ringraziare il Direttore della struttura per il trattamento finora loro garantito ed il governo italiano per l'attenzione con cui sta seguendo la vicenda». Frattini contro Strada - di Marco Gorra Sul versante politico, ieri è stato il giorno dello scontro tra ministero degli Esteri e Gino Strada. Ad aprire le ostilità, il fondatore di Emergency: «Il governo», ha detto in un’intervista al sito Affari italiani, «ha la responsabilità di proteggere i propri connazionali, non c’è dubbio. O non l’ha fatto o non gli è stato consentito di farlo dagli afghani. Se la sicurezza afghana avesse arrestato tre americani un quarto d’ora dopo ci sarebbero stati cento marines che sarebbero entrati e li avrebbero liberati». Stesso tenore in una lettera di Strada a Repubblica, dove il chirurgo afferma che «neanche un demente» potrebbe credere alle accuse contro Emergency e che a dare credito alle medesime in Italia sono stati «pochi mediocri». Parole che hanno innescato la dura reazione della Farnesina: «Frasi e comunicazioni come quelle attribuite a Gino Strada», si legge in una nota diffusa in serata dal ministero, «sarebbero da evitare nell’interesse dei connazionali la cui tutela è assoluta priorità del governo italiano». Il pressing della maggioranza, intanto, continua. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto senza mezzi termini che «l’Afghanistan ha un debito di riconoscenza nei nostri confronti e non potrà non considerare la nostra richiesta precisa di garantire i diritti di difesa degli italiani arrestati». Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, «auspica che il governo afgano garantisca i diritti dei tre operatori e che vengano fornite al più presto alle autorità italiane risposte concrete e soddisfacenti, tali da accertare la verità dei fatti». Di tutt’altro avviso il Partito democratico. Il leader Pier Luigi Bersani ha accusato apertamente il governo di non essersi speso a sufficienza: «Oltre all’azione diplomatica efficace», ha detto Bersani, «una parola in più sul ruolo e il significato della presenza di questa grande organizzazione sarebbe stata gradita».