L'era del bisturi "express"
Gli italiani vivono nell’era del bisturi “express”. Ad affermarlo sono specialisti e chirurghi che rilevano un sempre più frequente ricorso al Day surgery: quasi un intervento su tre, infatti, si fa in ambulatorio con tecniche “soft” avanzate. Nel 2007, su 4,6 milioni di pazienti che hanno subito un intervento, 1,6 milioni sono stati operati in Day surgery. Il tema sarà approfondito a Milano dal 22 al 24 aprile, in occasione del XV Congresso nazionale della Società italiana di chirurgia ambulatoriale e Day surgery. Il presidente della Sicads, Giampiero Campanelli, ha spiegato che "sempre più pazienti sono operati con queste metodiche sia perché nel tempo alcuni interventi in Day surgery sono diventati il “golden standard”, sia perché la mininvasività di questo tipo di chirurgia (unitamente, in alcuni casi, all’utilizzo di anestesie locali o loco regionali) consente di operare anche pazienti che fino a ieri non sarebbero stati trattabili con interventi più invasivi, di tipo tradizionale". Per il futuro Campanelli propone "la stesura di linee guida universali, sicure e condivise per la gestione del paziente in tutto il periodo pre e post operatorio". Un’ulteriore garanzia per il paziente sarebbe "la possibilità di certificare le strutture in grado di offrire questo tipo di servizio”. Tra i vantaggi offerti dalla chirurgia ambulatoriale, oltre alla minore invasività, troviamo anche tempi di recupero più veloci, costi ridotti di un quinto per il Servizio sanitario nazionale, rischio ridotto di infezioni e "diminuzione globale delle liste di attesa”. Secondo il chirurgo, in Italia "esistono ancora delle resistenze di carattere culturale, da parte dei pazienti, nel sottoporsi a queste procedure. La riduzione dei tempi di ricovero viene da alcuni vissuta come una minore attenzione nei confronti del paziente” Ma l’esperto garantisce che “non è assolutamente così".