Kirghizistan, il Paese in mano ai rivoltosi

Michela Ravalico

Il golpe in  Kirghizistan è riuscito. In 48 ore l'opposizione anti Bakiyev (qeusto il nome del presidente cacciato dai rivoltosi) ha preso il controllo di tutti i  centri chiave del potere: esercito, parlamento e televisione pubblica. Il paese, secondo il parere del presidente destituito, è sull'orlo di una catastrofe umanitaria e le forze armate sono ormai sotto il controllo dell’opposizione, incapaci di riportare la pace nel paese.  Mercoledì a Bishkek, la capitale, è stata una giornata di duri scontri, con decine di morti (oltre 40 per il ministero della Sanità, un centinaio per l’opposizione). Il nuovo governo, guidato da Roza Otunbaieva, ha sciolto il Parlamento e ha dichiarato di voler convocare nuove elezioni presidenziali entro sei mesi. L'appello del presidente -  "Come presidente della Repubblica kirghisa non ho strumenti per influenzare la situazione nel paese", si legge della dichiarazione attribuita a Bakieyv, che non si sa dove si trovi al momento. "Faccio appello - ha continuato - alla comunità mondiale, ai capi di stato e alle organizzazioni internazionale di dedicare una stretta attenzione alla situazione critica nel Kirghizistan". Bakiev, che secondo alcune fonti sarebbe nella città meridionale di Osh e secondo altre nella sua città d’origine Jalal-Abad, ha rifiutato di rassegnare le dimissioni. "Dichiaro che non mi sono dimesso e che non mi dimetto da presidente", afferma nella sua dichiarazione, nella quale paventa "azioni irrresponsabili da parte dei leader dell’opposizione che possono provocare un’ulteriore escalation delle tensioni". Il mistero sul ministro degli Interni - Ieri era dato per morto. Massacrato di botte dai rivoltosi. Ma secondo le ultime informazioni, il ministro degli Interni sarebbe vivo, anche se in condizioni critiche. Lo scrive l’agenzia di stampa online Ferghana.ru, precisando che la famiglia è riuscito a portarlo in Kazakistan.  Secondo l’agenzia, ripresa dalla russa Interfax, Kongatiev "è a malapena vito ed è stato portato in Kazakistan" grazie al fatto che l’ha famiglia s'è attivata offrendo 40mila dollari affinché fosse trasportato. Soccorsi umanitari -  Centinaia di feriti sono arrivati ieri negli ospedali di Bishkek, a seguito dei violenti scontri scoppiati tra le forze armate e i manifestanti nelle strade della capitale del Kirghizistan. L'equipe di Medici Senza Frontiere (Msf) ha prontamente risposto all`emergenza rifornendo l'Ospedale Nazionale e anche il principale servizio di ambulanze di medicinali e forniture mediche tra cui bendaggi, materiale sterilizzato, kit per iniezioni, antibiotici e antidolorifici. È previsto inoltre l'invio di ulteriori medicinali e materiali da parte di Msf ad altre tre strutture sanitarie della capitale. Ripercussioni sull'Afghanistan -  Il caos in Kirghizistan rischia di creare problemi alle truppe americane di stanza in Afghanistan. Per ora il Pentagono conferma che " i rifornimenti continuano e non sono seriamente influenzati" dalla situazione nel paese centroasiatico. Il portavoce Bryan Whitman ha precisato che i voli militari americani dall’aeroporto Manas di Bishkek, dove Washington ha l'uso di una base aerea, sono "limitati". Tuttavia, ha aggiunto, "il nostro sostegno alle operazioni in Afghanistan prosegue e non è influenzato in modo rilevante". "Speriamo di riprendere a breve la totalità delle operazioni", ha concluso il portavoce. La pista della base di Manas è cruciale per gli Stati Uniti dato che vi transita la maggior parte dei soldati diretti in Afghanistan, come pure equipaggiamenti e rifornimenti di armi e vettovaglie. Secondo alcune fonti americane, la pista era stata chiusa temporaneamente ieri, allo scoppio dei disordini nel paese. Rosa Otunbaieva, capo del governo a interim, ha cercato di rassicurare gli Stati Uniti: "Non cambierà nulla" sull'accordo per l’uso della base, ha detto la responsabile kirghiza.