Appunti/Filippo Facci

Albina Perri

Il Fatto quotidiano beneficia di oltre 300mila euro l'anno di sgravi sugli abbonamenti postali. Sono i famosi finanziamenti indiretti, quelli più onerosi per il contribuente e contro i quali Beppe Grillo e compagnia fecero un frastuono d'inferno e chiesero un referendum abrogativo. Non c'è deficiente anti-casta che in virtù di questi finanziamenti indiretti ogni tanto non spari cazzate tipo «siamo noi che vi manteniamo» rivolto ai giornalisti. Il Fatto beneficia di questi sgravi - che lo Stato rimborsa alle Poste - perché ne ha fatto esplicita richiesta, mica era obbligato: e non ci sarebbe problema se non avesse sempre tuonato contro le stesse agevolazioni che ora riceve; non ci sarebbe problema se non avesse deciso di riportare, sotto la testata, che non riceve «alcun finanziamento pubblico». Perché è una balla. E pure ipocrita. Quindi non ne raccontino altre: nessuno li obbliga ad accedere al finanziamento e volendo neppure alle Poste, visto che dell'indipendenza dai «poteri forti» (ma non dai loro soldi) hanno fatto una ragione sociale. Infine, per la precisione: Libero accede ai finanziamenti diretti attraverso la Fondazione San Raffaele. Ancora: Il Fatto, nella sua replica, ha scritto che auspica un servizio postale «molto migliore»; indipendenti da tutto, anche dalla lingua italiana.