194, giudici contro Lombardia
"Per i nosti ospedali non cambia nulla. Si va avanti come stabilito". Categorico, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni commenta la decisione delal Consiglio di Stato che, con l'ordinanza numero 5311/2008 del 7 ottobre, ha respinto il ricorso presentato dalla Regione contro la precedente ordinanza del Tar sulla legge 194, relativa al'interruzione di gravidanza. Lo scorso gennaio la Lombardia aveva adottato nuove linee guida sulla 194: l'aborto terapeutico non era più consentito oltre le 22 settimane e tre giorni dalla data del concepimento. L'atto abbassava così di 11 giorni il limite di 24 settimane. L'indicazione era stata avanzata da un comitato scientifico e di fatto si adeguava al codice di autoregolamentazione in vigore nella clinica milanese Mangiagalli dal 2004. Il Tar aveva dichiarato che la Regione non poteva stabilire vincoli, frapporre ostacoli, condizionare la libera scelta delle donne e che i medici erano tenuti al rispetto della legge (la 194, appunto) e del codice deontologico. Il tribunale regionale aveva anche giudicato fondate le ragioni di urgenza e sospeso gli effetti della disposizione regionale, rinviando alla discussione di merito le motivazioni e il giudizio sul provvedimento. "L'ordinanza del Consiglio di Stato, sottolinea la Cgil Lombardia, "confermando l'orientamento del primo giudizio, e quindi la fondatezza della richiesta d'urgenza, impone alla Regione di ritirare quei provvedimenti". La Cgil chiede quindi "di riaprire il confronto per adeguare le strutture sanitarie e ospedaliere e garantire le condizioni per l'affermazione dei diritti e delle scelte delle donne". Il 13 maggio scorso la Regione Lombardia aveva presentato al Consiglio di Stato un ricorso urgente contro l´ordinanza del Tar della Lombardia che sospende le linee guida regionali per l'attuazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza. "Le nostre linee di indirizzo", aveva spiegato Formigoni, "non violano né la Costituzione, né la legge 194, né limitano il diritto all´interruzione volontaria della gravidanza. Le motivazioni addotte dal Tar appaiono quindi curiose, se non speciose. Vedo che in primo luogo si parla di Costituzione, ma non è compito del Tar intervenire su questo tema. Specioso è, in secondo luogo, affermare che la 194 non lascerebbe spazio a interventi di normazione amministrativa, quando basta una semplice lettura per rendersi conto che già gli articoli 1 e 2 prevedono contributi e competenze di Stato, Regioni ed Enti locali ai fini della corretta attuazione della legge stessa. E quanto alla terza motivazione addotta dal Tar, il timore cioè di aggravamento dei rischi di responsabilità professionali, la Direzione generale Sanità esclude nel modo più assoluto qualsiasi provvedimento disciplinare nei confronti dei ricorrenti". "Quella della Cgil è una vittoria di Pirro, perchè negli ospedali lombardi tutto continuerà secondo quanto ampiamente condiviso con i medici", sottolinea il governatore lombardo, intenzionato a non ritornare sui suoi passi: "Non cambia nulla per le nostre aziende ospedaliere, che hanno da tempo incominciato a muoversi in questa direzione sulla base dei deliberati dei propri comitati etici e continueranno a farlo". Quella di Formigoni è una difesa strenue della linee guida della 194 che parla di un'azione "di stimolo alla scienza medica" da parte della Regione, a cui si sono opposti "conservatorismi e parrucconismi". "È sorprendente", ha sottolineato Formigoni, "che si sospendano linee di indirizzo, peraltro non vincolanti, che fotografano una realtà già evidente non solo alla gran parte del mondo sanitario lombardo ma anche ad altre parti del Paese. L'ideologia si illude di aver vinto contro l'evidenza scientifica, che viene invocata solo quando fa comodo. È una vittoria di Pirro. E comunque il dibattito non si ferma qui".