Grillini e Travaglini si mangiano le manette di papà Di Pietro

Eleonora Crisafulli

Anzitutto il dato è politico, non antipolitico. Il risultato ottenuto dai cosiddetti grillini del movimento Cinque stelle, presenti in sole cinque regioni, va oltre le previsioni di chiunque (grillini compresi, visto che l’altro giorno dichiaravano che avrebbero firmato per un tre per cento) e la sostanza è che Grillo è saltato su Di Pietro e l’ha in parte cannibalizzato fermando la sua ascesa: secondo un nostro calcolo prudenziale, gli ha tolto almeno un  punto percentuale rispetto alle Europee del 2009. Il primo dato in realtà sarebbe tecnico: parte dei grillini infatti deve avere qualche problema a capire bene come si vota. Tra i voti presi dai vari candidati governatori e i dati di lista, a ben vedere, c’è una forbice maggiore rispetto a quella di tutti gli altri partiti. I candidati, cioè, hanno preso mediamente più voti delle loro liste: «Molti, probabilmente, hanno sbagliato a votare» ammette Giovanni Favia, reduce dall’exploit migliore di tutti: a Bologna ha preso il 6,9 a dispetto di un voto di lista appunto più basso - mentre scriviamo - e cioè del 5,9.  Non è che in Emilia Romagna L’Italia dei valori sia andata male, visto che preso il 6,35: ma alle Europee aveva preso il 7,24, per dire. Grillo invece ha preso sino al 12 per cento in alcuni quartieri bolognesi oltreché un 7,55 a Rimini e un 10,20 a Santarcangelo di Romagna: ma anche qui i candidati governatori hanno preso più voti delle liste. Tutti gli altri sono polverizzati, compresa L’Unione di centro col suo 3,57. I consensi dei No Tav Passando al Piemonte (e va da sé che tutti i dati di questo articolo sono parziali, ma orientativi) vediamo che il candidato grillino ha raccolto il 3,84 mentre al Movimento Cinque stelle è andato il 3,41%. Anche se molti dicono il contrario, da queste parti era lecito attendersi qualcosa di più: da quelle parti fu combattuta la «battaglia» dei No Tav. È quanto basta però a rosicchiare una percentuale decisiva che potrebbe esser costata la vittoria a Mercedes Bresso, premiando viceversa il candidato leghista Roberto Cota. Mentre scriviamo, il testa a testa prosegue. L’Italia dei Valori comunque ha preso circa il 6,9 per cento. Veneto: David Borrelli di Cinque stelle ha raccolto circa il 3,1% dei consensi e il movimento Cinque stelle solo il 2,59%: la solita forbice. In Campania c’è un dato contraddittorio: il candidato grillino ha preso solo l’1,49 mentre Di Pietro è al 6,75. I grillini si confermano come movimento più decisamente settentrionale. Molti dipietristi in Campania temevano una mazzulata (soprattutto dopo l’appoggio di Tonino al candidato del Pd, Vincenzo De Luca) e invece a quanto pare è andata bene. La situazione in Lombardia Manca la Lombardia: così così Di Pietro (6,1%) e maluccio invece le Cinque stelle (2,9). Bene, ma in definitiva come è andato Di Pietro? Dipende. L’unica comparazione seria pare quella con le Europee dell’anno scorso, quando l’Italia dei valori prese il 7,98 per cento, il doppio o quasi rispetto alle politiche del 2008. Calcolando i dati mancanti (8,53 in Liguria, 9.93 nel Lazio, 9,18 nelle Marche, 9, 39 in Toscana, 7, 98 in Umbria, 4, 94 in Calabria, 9,95 in Basilicata, 6,50 in Puglia) la media approssimativa dell’Italia dei valori in queste elezioni, secondo un calcolo nostro, pare questa:   circa il 7. Rispetto alle Europee, un peggioramento pur lieve. Il segnale peggiore viene sicuramente da Montenero di Bisaccia, patria natia di Tonino e roccaforte dell’Italia dei valori. Una beffa: la candidata sostenuta da Di Pietro, Margherita Rosati, non solo ha perso (col 39%) ma deve assistere alla vittoria di un candidato di centrodestra che si chiama Travaglini (Nicola) e che ha preso il 46%. Infine una moraletta dedicata alla sopresa Beppe Grillo: i giornalisti si sono ultra-dedicati a lui quand’era un fenomeno perlopiù antipolitico (2007-2008) e l’hanno beatamente snobbato mentre invece costruiva un un soggetto politico vero e proprio.  Ad aver ingannato, forse, è anche il fatto che alle politiche del 2008 Grillo invitò all’astensione quando invece ci fu una delle affluenze più alte degli ultimi anni, mentre i suoi referendum, per imperizia o ingenuità, si perdevano uno dopo l’altro. Da allora, il movimento Cinque stelle ha partecipato solo a qualche elezione amministrativa (incamerando 36 eletti) e ha contribuito all’elezione di personaggetti come Sonia Alfano e Luigi De Magistris a Bruxelles. Per il resto le nasciture liste delle Cinque stelle (Energia, Connettività, Acqua, Rifiuti, Servizi sociali) non facevano notizia anche perché gran voti non ne prendevano: nel 2008 in Sicilia Sonia Alfano prendeva il 2,44 % e gli Amici di Beppe Grillo l’1,72, mentre a Roma beccavano il 2,64 e a Treviso il 3,64: nessun eletto, poca roba. Ma nel 2009 le cose cominciano lentamente a cambiare: le Cinque Stelle entravano in almeno 30 Comuni con punte incredibili a Monte San Pietro (Bologna) dove racimolavano quasi il 16% mentre in molti grossi Comuni superavano il 3%. Sino, infine, a queste regionali con propri candidati governatori presentati solo in 5 regioni su 13, liste rigorosamente non alleate a nessun’altra forza politica, neppure a Di Pietro com’era accaduto in passato: e infatti si è visto.