Israele: "Accordo con gli Usa, anzi no"

Eleonora Crisafulli

La gaffe di Israele fa il giro del mondo. Un portavoce del premier Benyamin Netanyahu, Nir Hefez, annuncia un trovato accordo con gli Stati Uniti sulle costruzioni israeliane: il presidente americano Barack Obama e il premier, dopo l'incontro a Washington, sono «in disaccordo» su alcuni punti relativi al modo di riprendere i negoziati con i palestinesi, ma avrebbero concordato che la "politica di costruzione a Gerusalemme non cambia". La notizia, tra lo stupore generale, viene ripresa da giornali ed emittenti televisive, ma dopo pochi minuti arriva la smentita ed è un secondo portavoce israeliano, Mark Regev, a rettificare: nessun accordo sugli insediamenti. Scivolando sugli specchi, Regev precisa che quando Hefez ha affermato che erano state raggiunte intese a riguardo, stava solo "esprimendo la posizione israeliana, non una posizione comune". Posizione immutata - Intanto Netanyahu, all'indomani del suo ritorno da Washington, convoca per la mattinata di oggi una consultazione con i sei ministri a lui più vicini in cui esaminerà le richieste avanzategli dal presidente Obama. Le intenzioni su Gerusalemme est resta comunque immutata. Gli Stati Uniti, che premono per il congelamento di nuovi progetti edili ebraici in Cisgiordania, attendono una risposta nei prossimi giorni, prima dell'inizio di una riunione della Lega Araba. Tra le richieste di Obama, anche misure capaci di accrescere la fiducia dell'Anp: la liberazione di detenuti, la estensione in Cisgiordania delle "Zone A" di autonomia palestinese; la riapertura a Gerusalemme est dell'Orient House, sede di varie istituzioni nazionali palestinesi, chiuso in seguito ad un grave attentato terroristico.