Caso Claps, i sacerdoti sapevano

Eleonora Crisafulli

I sacerdoti sapevano dove si trovava il corpo di Elisa Claps. La notizia, anticipata dal quotidiano "La Provincia Pavese", è stata confermata da fonti giudiziarie, anche se il questore di Potenza, Romolo Panico, non ha commentato. Secondo una prima ricostruzione, avvisati dalle donne delle pulizie, che avrebbero fatto la macabra scoperta, i preti videro il cadavere nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza alcuni mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. Il vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, dopo le rivelazioni del quotidiano, ha precisato: "Prima di mercoledì non sapevo nulla". Ma poi ha aggiunto: "Sabato mattina al questore di Potenza, Romolo Panico, ho indicato di parlare con il viceparroco della Santissima Trinità, don Vagno, perché ho avuto l'impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito". Il prete ha mentito - Intanto Annalisa Lo Vito, che insieme alla madre, Margherita Santarsiero, Non abbiamo trovato noi il cadavere e quindi sarà qualcun altro a pagare per la falsa testimonianzafa le pulizie nella chiesa di Potenza, ha accusato lo stesso viceparroco: "Don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere e l'abbiamo detto ai magistrati di Salerno. Il sacerdote ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l'avremmo fatta mia madre ed io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato il cadavere. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stato il 10 marzo, con gli operai della ditta e con don Ambrogio, il parroco della chiesa. Tra l'altro, io, il terrazzo non l'ho neanche visto tutto perché dopo pochi attimi sono scesa in chiesa per far vedere a un operaio da dove partiva la perdita di acqua. Io e mia madre facciamo le pulizie fino al secondo piano, non entriamo mai neanche al centro Newmann, che si trova al terzo, perché i ragazzi hanno detto che lì ci sono dei loro effetti personali e che se la vedono loro per le pulizie". La donna infine ha ribadito: "Noi non abbiamo nulla da dire. Ripeto: non l'abbiamo trovato noi e quindi sarà qualcun altro a pagare per la falsa testimonianza". Gli accertamenti - Sabato mattina, la polizia scientifica tornerà nella chiesa per cercare ulteriori elementi che possano aiutare le indagini per la l’omicidio della giovane studentessa scomparsa il 12 settembre 1993. I dati raccolti saranno poi valutati alla luce dei risultati che emergeranno dall’autopsia. In tal modo si accerterà anche se il delitto sia stato la conseguenza di un tentativo di abuso o di violenza sessuale, considerato il fatto che il pantalone della ragazza era sbottonato. Unico indagato, ad oggi, è Danilo Restivo.