Cassazione: "Non è reato fotografare bimbi al mare"

Monica Rizzello

La Cassazione getta acqua sul fuoco. E il fuoco è la pedopornografia. Non commette infatti reato chi fotografa i bambini col costume sulla spiaggia, chiedendo loro di chinarsi per riprendere il sedere, come nello spot di una nota marca di crema abbronzante. Con una sentenza destinata a far discutere, la numero 10981 di oggi, la Corte di cassazione ha accolto il ricorso di uno straniero che, sulla spiaggia di Ostia, aveva fotografato il sedere, con il costume, ad alcuni bambini, dicendo loro: “Girati che ti faccio una foto sul sederino”. I giudici della terza sezione penale hanno quindi accolto il ricorso dell’uomo che era finito in manette, annullando la custodia cautelare in carcere, poi confermata anche dal riesame capitolino, senza rinvio, ordinando cioè l’immediata scarcerazione dell’indagato. Secondo il Collegio di legittimità, infatti, non commette reato di pedopornografia colui che scatta diverse fotografie a minori in costume da bagno, anche chiedendo loro esplicitamente di voltarsi ritraendo la loro parte posteriore mentre sono chinati. “Tale reato infatti - riporta il sito Cassazione.net - richiede essenzialmente esibizioni o materiali rappresentativi, connotati da un’allusione o un richiamo di tipo sessuale. Il giudice italiano, nell’applicazione dell’art. 600 ter c.p., deve fare riferimento alla nozione di pedopornografia fornita dall’art. 1 della decisione quadro 2044/68/Gai, al fine di rendere compatibile la fattispecie penale ai principi di determinatezza e offensività. Perciò, il materiale pedopornografico previsto dalla norma codicistica come oggetto materiale della condotta criminosa deve essere inteso come quel materiale che ritrae o rappresenta visivamente un minore implicato o coinvolto in una condotta sessualmente esplicita, quale può essere anche la semplice esibizione lasciva dei genitali o della regione pubica”.