Cda Rai rinviato, la minoranza chiede la testa di Masi

Albina Perri

Qualcuno vuole la testa di Masi.  La posizione del direttore generale della Rai, al centro delle polemiche scoppiate sulla scia delle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta della Procura di Trani, è sempre più incerta. A chiedere le dimissioni di Masi per "la gravità del contenuto delle intercettazioni" sono i consiglieri d’amministrazione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. Per loro "rendono inevitabile a tutela dell’immagine e della credibilità del servizio pubblico una forte e chiara assunzione di responsabilità. L’autonomia e l’indipendenza degli amministratori sono elementi costitutivi di un servizio pubblico radiotelevisivo". Piena fiducia al direttore generale arriva invece dai consiglieri Rai Giovanna Bianchi Clerici, Alessio Gorla, Angelo Maria Petroni, Guglielmo Rositani e Antonio Verro, secondo i quali Masi "ha sempre operato nel pieno rispetto delle norme e della prassi aziendale, sempre nell’interesse della Rai". "Tra l’altro - si legge nella nota dei consiglieri di maggioranza -, giova ricordarlo, le trasmissioni di cui si parla sono tutte andate regolarmente in onda. Per quanto riguarda specificatamente la questione del dott. Paolo Ruffini va ricordato che è stato sostituito - dopo un periodo di permanenza nella Direzione che non ha precedenti in azienda - dal dott. Antonio Di Bella, proveniente dalla stessa area culturale, con una delibera approvata da 8 Consiglieri su 9". A non aver avanzato la richiesta di dimissioni è Rodolfo de Laurentiis, rappresentante dell’Udc nel cda, ma preannuncia forti critiche sulla vicenda. Intanto il cda Rai, la cui riunione era prevista per oggi, è stato rinviato al 24 marzo. In serata è intervenuto anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che ha chiesto chiarezza.  A proposito della vicenda dell'inchiesta di Trani, ha detto Garimberti, e della pubblicazione delle intercettazioni che oggi hanno fatto saltare il Cda per le parole del dg Mauro Masi "si faccia subito chiarezza. In queste situazioni la bussola, la priorità, è sempre l'azienda e il suo corretto funzionamento. È evidente che c'è un impatto negativo sull'immagine della Rai da tutta questa vicenda. Personalmente, per il ruolo che ricopro, non voglio esprimere giudizi in questo momento e non intendo farmi tirare per la giacca da nessuno. La fretta è cattiva consigliera. Auspico però che si faccia il più rapidamente possibile chiarezza su tutto ricorrendo agli strumenti previsti dallo Statuto e dai regolamenti della Rai», e qui il presidente sembra riferirsi all'audit interna. «Il Consiglio di Amministrazione è il luogo deputato per esaminare, insieme con il Direttore Generale, questa delicata vicenda», conclude.