Origliare il Cav, l'irresistibile tentazione

Albina Perri

di Gianluigi Nuzzi- Dalle finestre della procura di Trani (nove sostituti, centocinquantun diconsi centocinquantun avvocati in tutto), la maxi inchiesta di Michele Ruggiero, pubblico ministero, è sull’omicidio di Aldomiro Gomes, transessuale porta a porta, il pazzo che si ammazza al manicomio di Bisceglie impiccandosi al tubo del water, i 40 chili di pesce marcio spacciato per fresco. Ecco ti puoi spingere persino al processo per l’automobilista che tarocca  le multe, le competizioni equine clandestine, i becchini che nei loculi infilano la monnezza. Ma gratta gratta non vai oltre. Un Berlusconi al telefono quando ti capita? Così, le conversazioni ritagliano sul Cavaliere l’ultimo abito alla moda da gangster, sfornato dalle procure e dagli anfiteatri delle manette dopo quelli di Silvio corrotto e corruttore, pedofilo e mafioso, stragista e bombarolo. Silvio il concussore, ovvero lui pubblico ufficiale che compie un’estorsione ai danni di un povero tapino parte lesa. territorialità Detta così non si capisce niente, ma la confusione è la metrica classica di queste inchieste che esplodono alla vigilia delle elezioni e permettono alla nebulosa dell’incertezza di fare a gara a chi la spara più grossa. Un Berlusconi al telefono quando ti capita? E così la competenza territoriale,  il nemico numero uno di questi magistrati che dai piccoli centri, dalle procure delle nostre province a un certo punto sparano a pallettoni contro i vertici del Paese, ebbene la competenza va a quel paese e quasi sempre le accuse si riducono in scala 1:100. Non è cosa da poco un Berlusconi che avrebbe costretto qualcuno a versargli denari o assicurargli favori. Detta così sembra lunare. Magari un presidente del Consiglio che fa la voce dura e ordina. Poi, magari, si confonde uno sfogo con un diktat e, certe frasi vengono lette senza vederne l’effetto pratico. Inchieste farsa Gli annali ne sono pieni. L’artiglieria lucana di John Henry Woodcock che da Potenza con furore regolarmente perde pezzi d’indagine al primo vaglio dei giudici, dal caso Vittorio Emanuele al malaffare capitolino. La storia delle indagini di Luigi De Magistris che hanno incassato assoluzioni a nastro. Ma la leggenda resta l’inchiesta Lobbing ad Aosta, classe 1994. L’allora sostituto David Monti mise in scacco mezzo governo Berlusconi I, tra massoneria deviata, servizi segreti, insomma la solita paranza all’italiana. Era uno spettacolo vedere i Fini, i Berlusconi, i Maroni salire con le automobiline blu fino ad Aosta da lui, il pm delle montagne Monti che ripeteva le solite domande. «lei conosce tizio, caio e sempronio, come li conosce, perché? Grazie e arrivederci». Il reato di conoscenza non è nei codici. A un certo punto il pm delle montagne la sparò troppo grossa. Uscì la notizia che voleva interrogare nientemeno che il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Dalla Casa Bianca qualcuno deve aver alzato il telefono rosso piccato: «Who’s Monti? Where is Aosta?». Solo allora ci si accorse che forse si stava esagerando. Quando si tratta di gettare fango tra noialtri siamo avvezzi, ma coinvolgere il presidente americano, no, è davvero troppo. In un paio di giorni l’inchiesta choc venne trasferita a Roma per competenza territoriale. Valutata e archiviata in un lampo. Non c’era reato. Il giudice archiviò. Adesso dalla splendida Trani si alzano frammenti di accuse necessariamente imprecise. La concussione a Berlusconi prevede una parte lesa che non si capisce chi è. Né è immaginabile il premier o il direttore del Tg1  che fanno un’estorsione bella e buona. Bisognerebbe saperne di più e chissà se i finanzieri che indagano su Tarantini-D’Addario-Berlusconi  saranno generosi con l’ex del Manifesto, Antonio Massaro, che sul Fatto ha firmato quello che resta uno scoop. Già, sono proprio le Fiamme Gialle del nucleo di Bari ad essere scelte da Ruggiero per la nuova spina pugliese. Dal letto al video. E ci si augura che la crepa velenosa di ieri si apra, che le gole profonde trovino coraggio. Meglio che tutto si sappia, che si possa valutare questa storia al di là dei cenni, dei veleni e, soprattutto, dei desideri di taluni. Non è cosa da poco un Berlusconi che avrebbe costretto qualcuno a versargli denari o assicurargli favori. Detta così sembra lunare. Magari un presidente del Consiglio che fa la voce dura e ordina. Poi, magari, si confonde uno sfogo con un diktat e, certe frasi vengono lette senza vederne l’effetto pratico. investigare Da parte sua Ruggiero è un molosso d’investigatore e la nostra preghiera è che non cada appunto in tentazione tra nomi roboanti e fragilità investigative. Lui è l’asso di Trani. Se ne frega di quei colleghi che smentiscono comunque qualsiasi indiscrezione sul registro degli indagati che riguarda leader politici. Siamo alla vigilia delle elezioni? E chi se ne frega, devono essersi detti se persino il procuratore né conferma né smentisce. Lui appunto tace. E va sotto. Ha ragione. Chissà se avrà capito che non è un’indagine come mille altre delle sue. Come quando delegava i comandi della polizia municipale di Bitonto, Palo del Colle, Cassano, Palese, Corato, Molfetta, Santo Spirito, Giovinazzo e Bisceglie, tutti «di procedere con la massima urgenza all’ispezione di una catena di hard discount» perché falsavano le bilance per la mortadella e altri beni alimentari. Chissà per quanti anni dovremo parlare di questa indagine o forse, per quanti giorni. Si vota il 28 marzo. gianluigi.nuzzi@libero-news.eu