Odiare stanca

Maria Acqua Simi

di Mario Giordano - Mettete dei fiori nei vostri Tonini. Il senso della giornata s’è capito a metà pomeriggio quando il verde Bonelli è salito sul palco e ha lanciato sulla folla un bouquet come se fosse al matrimonio di sua cugina. Parola d’ordine: siate gentili. La piazza dell’odio deve mostrare il suo volto tenero: continua ad augurare la morte a Berlusconi, ma col sorriso sulle labbra. Non smette di volere la forca, ma con modi garbati. Pendaglio e Chanel: si suggeriscono anche petali di rosa, bandierine di velluto, striscioni simil cachemire e gocce di profumo per coprire l’afrore di Montenero di Bisaccia. Pare addirittura che, invece dei soliti panini col salame, gli organizzatori dei pullman abbiano pensato di proporre the con biscotti. E contorno di baci Perugina.  Odiare stanca. E così la manifestazione della sinistra s’è ammorbidita come un asciugamano nel Coccolino. Dal Vaffa Day al Pofferbacchio Day. O alla giornata del Perdirindindina: solo 25mila persone (dati Questura), slogan più consunti delle giacche di Paolo Ferrero, discorsi al cloroformio. Persino Di Pietro, quando ha impugnato il microfono, sembrava posseduto da un’educanda: attacchi a Napolitano? Manco a parlarne. Iperboli su Berlusconi? Abolite. «Non ho mai avuto dubbi su Tonino moderato», sogghignava sornione Bersani dietro il palco. Ma certo, come no? Mai avuto dubbi. Tonino è sempre stato moderato. E magari è anche iscritto all’accademia della Crusca come autorità in campo grammaticale. «È la festa dell’alternativa», hanno dichiarato i promotori. Ma più che la festa dell’alternativa, in realtà, quella di ieri assomigliava all’alternativa di una festa. Poca gente, poca musica, poca allegria. La gente sembrava accorsa in piazza, più che per manifestare, per timbrare il cartellino. Anche i leader non ci hanno messo molto impegno per scaldare i cuori dei manifestanti: «Serve un nuovo inizio», è stata la frase clou della Bonino.  «Costruiremo l’Italia del futuro», ha sintetizzato Bersani. «Oggi comincia il lavoro», ha ribadito Vendola, che pure è stato uno dei più applauditi.  Figurarsi: un’overdose di valium avrebbe avuto effetti più stimolanti. Zeru tituli, zero emozioni: con una folla così sedata sicuramente è stato evitato il rischio di incidenti. Purtroppo segnalati numerosi casi di catalessi. «È una piazza preoccupata», ha convenuto a un certo punto Pierluigi Castagnetti. E in effetti la piazza sembrava davvero preoccupata: se va avanti così, si chiedevano in molti, come facciamo a tirare fino a sera? Doveva essere un’ammucchiata, è stata al massimo una sveltina multipla: una di quelle cose fatte così, perché si deve, senza neanche il pathos delle grandi imprese. Tutti insieme apaticamente. E con il bouquet in mano. Astio sì, ma in mezzo alla melassa; insulti, certo, ma a bagnomaria nell’acqua di colonia.  Come se il rito a forza di ripetersi avesse perso ogni carica vitale. Come se fosse anestetizzato. «È la rivoluzione gentile», hanno detto i leader dal palco lanciando fiori senza opere di bene. Gentile, sicuro: tanto gentile e tanto onesta pare la piazza mia quand’ella altrui saluta che ogni Idv devien tremando muta. Nessuna sparata, nessuna forzatura. Forse, anche, nulla da dire. L’armata Brancaleone s’è pettinata e s’è messa il gel, anche un po’ il vestito della festa per non far brutta figura davanti al Quirinale. Ma si capiva lontano un miglio che erano tutti a disagio. Insieme sì, ma per fare cosa? Per odiare Berlusconi? Si capisce, ma odiare, alla lunga, stanca. E l’invidia è un collante di serie B. Non ci può essere entusiasmo in chi scende in piazza solo per distruggere, non ci può essere festa in chi si sente legato solo dall’astio. Anche se per oggi è un astio al mughetto, con venature di lavanda in stile l’Oreal. Come stupirsi dunque se sempre meno gente partecipa? Gli organizzatori si aspettavano 500mila persone, ne hanno dichiarate 200mila, sapendo che erano circa un decimo. Se va avanti di questo passo, per la prossima manifestazione non ci sarà nemmeno più bisogno di scomodare i romani e piazza del Popolo: basterà il tinello di casa Bersani. Hai voglia a distribuire bouquet: il rito è stanco, mesto, fiacco e nonostante l’impegno cosmetico e la profusione di essenze continua a puzzare di stantio. Per rendersene conto basta lanciare una sguardo d’insieme sulla ridotta platea ieri in piazza: il popolo viola sembra sparito, assorbito dentro le vecchie bandiere rosse, risucchiato dai vessilli di sempre. E così il colore quaresimale della rivolta sembra aver già concluso la sua rapidissima parabola, quel lancio di fiori dal palco ne suggella la definitiva fine. Addio viola, restano le violette. Ma così non si riesce a fare davvero concorrenza al governo. Al massimo si fa concorrenza all’Arbre Magique.