Scontro Csm-premier

Michela Ravalico

Si riaccende il fuoco della polemica tra il Consiglio superiore della magistratura e Silvio Berlusconi. "Il Csm ha il dovere costituzionale di ristabilire pubblicamente la credibilità e la dignità della funzione giudiziaria", perché non è "ammissibile una delegittimazione di una istituzione nei confronti dell’altra". E' questo il messaggio messo nero su bianco dalla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, nella pratica a tutela di diversi magistrati, dopo alcune accuse mosse dal premier Berlusconi ai giudici. Domani il plenum - La pratica è stata approvata oggi all’unanimità dall’organismo di Palazzo dei Marescialli,  e domani - mercoledì 10 marzo - sarà discussa in plenum. Per il Csm "non può essere consentito che venga genericamente e indiscriminatamente gettato forte discredito sulla intera magistratura, o su una parte significativa di essa, mettendo a rischio l’equilibrio stesso tra poteri e ordini dello Stato sul quale è fondato l’ordinamento democratico di questo Paese". Le parole incriminate del premier - La pratica era stata aperta nel settembre scorso, dopo le accuse che Berlusconi aveva rivolto ai pm antimafia di Milano e Palermo, parlando delle loro inchieste definendole "follia pura" ed "inutili sprechi finanziari". In seguito, durante una puntata di Ballarò, il premier aveva affermato che "l'anomalia italiana sono i pm comunisti e i giudici comunisti di Milano". E ancora: a Bonn, lo scorso dicembre, Berlusconi aveva parlato di "una partito dei giudici" chiamando in causa anche la Corte Costituzionale. Ma non bastano. Ci sono anche le dichiarazioni sui magistrati "peggio di Tartaglia" e quelle rilasciate all’indomani della sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la quale è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna dell’avvocato Mills per intervenuta prescrizione del reato di corruzione, quando Berlusconi ha detto: "Siamo in mano a una banda di talebani che perseguono fini eversivi.. in quel processo voglio l’assoluzione piena". Capezzone - "I membri del Csm non devono  sorprendersi se tutte le rilevazioni attestano livelli elevatissimi di sfiducia da parte dei cittadini nella magistratura. Prese di posizione come quella di oggi confermano l’opinione di tanti italiani sul carattere sempre più politicizzato di settori della magistratura.  C'è da chiedersi se il Csm non si ritenga, ormai, una sorta di "Terza Camera" titolata a muoversi come soggetto politico". Lo dichiara  Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. "Tutto ciò è assurdo - aggiunge Capezzone - e sarebbe  impensabile nel resto dei Paesi occidentali. Se ci sono magistrati che vogliono fare politica, si dimettano dai loro attuali incarichi, si  facciano votare democraticamente dai cittadini, e poi avranno titolo  per muoversi come soggetti politici”. Per il portavoce del Popolo della Libertà, "a mettere a  rischio la democrazia, semmai, sono proprio coloro che, indossando la toga, parlano come se fossero esponenti di parte o di fazione. Ma  ormai, per troppi di costoro, Silvio Berlusconi è un nemico, anzi  un’ossessione".