L'auto del vicepresidente Lukoil uccide due donne

Monica Rizzello

Potenza di Internet. Il caso di Anatoli Barkov, 62 anni, vicepresidente della Lukoil - la maggiore compagnia petrolifera russa - la cui Mercedes S-500, il 25 febbraio scorso a Mosca ha ucciso due donne a bordo di una utilitaria, è finito nel mirino dei blogger, e poi dei media. Barkov ha subito solo alcune lesioni, mentre il suo autista è uscito illeso. A suo tempo la polizia aveva subito accusato le vittime, sostenendo che la loro vettura avesse invaso la corsia opposta, ma i blogger sono scesi in campo e l'incidente è diventato l'argomento più discusso sul web. Alcuni invitano anche a boicottare le pompe di benzina della Lukoil, mentre un popolare rapper, Ivan Alexeiev, ha composto una canzone sarcastica intitolata “Mercedes 666” - come il numero del diavolo - nella quale finge di essere un arrogante Barkov destinato all'inferno, insieme a Denis Ievsukov, l'ex maggiore di polizia autore di una strage in un supermercato della capitale: su YouTube il video è già stato visitato da 200 mila persone. La vicenda è approdata anche alle radio moscovite, che vi hanno dedicato ore di dibattito. Anche la potente federazione degli automobilisti russi, l'unica vera forza sociale organizzata, si è mobilitata. «Il pubblico ha cominciato a reagire quando ha capito che era stato manipolato», ha sostenuto il suo vicepresidente Serghiei Kanaiev, svelando l'esistenza di due testimoni oculari dell'incidente. La dinamica dell'incidente potrebbe essere così completamente ribaltata, con la Mercedes finita nella corsia opposta per evitare una lunga coda sul Leninski prospekt, vicino a piazza Gagarin. La famiglia delle vittime, Olga Alexandrina, 35 anni, e la suocera Vera Sidelnikova (72), una nota ginecologa, si è appellata alla stampa e l'incidente è diventato un caso da prima pagina. In particolare i familiari accusano la polizia di non aver consegnato loro alcun verbale del sinistro e di non averli ricevuti. Il loro avvocato, Igor Trunov, ha denunciato anche il fatto che, secondo la polizia, nessuna delle tre telecamere sul luogo dell'incidente funzionava: neppure quella delle guardie federali che proteggono i leader del Paese, costretti a passare di lì per andare all'aeroporto di Vnukovo. Secondo alcuni analisti, Barkov, che è responsabile della sicurezza per la Lukoil, potrebbe avere contatti con le forze di sicurezza e forse anche un passato nei servizi. Ad alimentare la protesta dell'opinione pubblica è stata anche l’irritante risposta del portavoce della Lukoil, che ha escluso qualsiasi risarcimento della società ai familiari delle vittime.