Di Pietro e Grillo: Napolitano traditore

Eleonora Crisafulli

Napolitano risponde alle critiche che gli vengono mosse da Tonino e compari. Dice che il dl "non era una richiesta impropria", spiega che era "necessario garantire piena partecipazione". "Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici", ha sottolineato.    "Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano", ha sottolineato.   "Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi", ha spiegato.   "Non si può negare che si tratti di "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico", ha insistito. "Nessun vizio di incostituzionalità" Il decreto legge "non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Nè si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura". L'ira di Tonino - Di Pietro non si ferma. Dopo aver invocato l'esercito per fermare il centrodestra, ora chiede l'impeachment per Giorgio Napolitano.  Con lui anche Beppe Grillo. Sembra una barzelletta, ma non lo è. Il capo dello Stato è il nuovo nemico, colpevole di aver firmato il via libera alle elezioni regolari. Il leader dell'Idv  ha detto infatti che è necessario "capire bene il ruolo di Napolitano" sul dl 'salvaliste', una  "sporca faccenda", per "valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l`impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni". E oggi il popolo viola si è dato appuntamento alle due, in piazza a Roma, Torino e Milano, davanti alle prefetture. "Ieri sera - afferma il leader di Italia dei valori in una nota - appena ho saputo che Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl ho pensato tra me e me, come già è avvenuto per le altre leggi ad personam, che il presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani. Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l`arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta". Tloc, tloc, tloc. Girano le pale. Tloc, tloc, tloc. Si scaldano gli elicotteri. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure E Sul decreto legge non cambia idea neppure Bersani. "Non siamo disposti ad un accordo politico sulla vicenda delle liste elettorali per le Regionali - ha ribadito - Si debbono rispettare le decisioni degli organi istituzionali". Il decreto 'interpretativo non piac: "E' evidente - dice Bersani - che si vuole con questo decreto ovviare formalmente a obiezioni di tipo costituzionale come sarebbe stato per un decreto innovativo. Usano il dl interpretativo per arrivare comunque al risultato che gli serve per aggiustare il loro pasticcio, ma il trucco c'è e si vede, in alcuni casi fino al ridicolo. Se decidono così potranno aspettarsi solo una nostra ferma opposizione". Indecisione Pd- Eppure, anche il Pd sta giocando la sua partita. E se da una parte non si azzarda a criticare in maniera diretta la decisione del Presidente della Repubblica, dall'altra decide di scendere in piazza con Di Pietro. Gli addetti ai lavori raccontano che questa mattina Penati si sia schierato pro-Formigoni, ma intanto i suoi sono pronti a rispondere alla chiamata alle armi del leader dell'Idv. Il Pd questa volta, per non morire davvero, deve prendere posizione. Riassumiamo la questione: il Pd, anche se sostiene una manifestazione comune con tutto il centrosinistra, respinge l'attacco a Napolitano fatto da Di Pietro. "Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non poteva esimersi dal firmare il decreto del Governo per le elezioni regionali" ha spiegato Massimo D'Alema, presidente del Copasir ed esponente di spicco del Partito democratico. Il Presidente poteva opporre un problema di costituzionalità per una norma sostanziale», ha detto D'Alema, mentre questo non poteva avvenire per "una forma interpretativa". "La responsabilità politica è del governo" ha attaccato. C'è una casta pasticciona che si autoassolve, siamo di fronte a un atto d'arroganza". Epperò, mentre D'Alema così si pronuncia, il suo partito organizza una manifestazione in piazza prevista per il 13 marzo, insieme ai colleghi dell'Idv. E a questo punto, si constata che i conti non tornano davvero più. Grillo: finita la democrazia- "Da questa notte l’Italia non è più, ufficialmente, una democrazia", annuncia Beppe Grillo dal suo blog. "Napolitano - scrive il padre del 'Vaffa day' - ha firmato il decreto della legge interpretativa del governo che rende alcuni italiani più uguali degli altri. Le leggi d’ora in poi saranno interpretate, ogni volta che converrà a loro, da questi golpisti da barzelletta e, alla bisogna, interverrà un presidente della Repubblica che - aggiunge - dovrebbe essere messo sotto impeachment per alto tradimento".   Il presidente della Repubblica dovrebbe essere messo sotto impeachment per alto tradimento".  "Napolitano - si legge ancora - ha firmato di notte, di fretta, mentre gli italiani dormivano, forse per una volta si vergognava anche lui. Le liste elettorali senza firme, con firme non autenticate, liste neppure presentate, le liste porcata sono state interpretate, riverginate. Formigoni e Polverini sono stati riammessi. Una qualunque lista dell’opposizione con il più piccolo vizio di forma sarebbe stata respinta. Siamo in dittatura".    "Da oggi - conclude - inizia una nuova Resistenza, l’Italia non è proprietà privata di questi scalzacani. Questa legge porcata in un certo senso è un bene. Ora è chiaro che il Paese si divide in golpisti e democratici. Noi e loro. La Grecia è vicina e forse ci darà una mano. Tloc, tloc, tloc. Girano le pale. Tloc, tloc, tloc. Si scaldano gli elicotteri. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure". Indecisione Pd- Eppure, anche il Pd sta giocando la sua partita. E se da una parte non si azzarda a criticare in maniera diretta la decisione del Presidente della Repubblica, dall'altra decide di scendere in piazza con Di Pietro. Gli addetti ai lavori raccontano che questa mattina Penati si sia schierato pro-Formigoni, ma intanto i suoi sono pronti a rispondere alla chiamata alle armi del leader dell'Idv. Il Pd questa volta, per non morire davvero, deve prendere posizione. Riassumiamo la questione: il Pd, anche se sostiene una manifestazione comune con tutto il centrosinistra, respinge l'attacco a Napolitano fatto da Di Pietro. "Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non poteva esimersi dal firmare il decreto del Governo per le elezioni regionali" ha spiegato Massimo D'Alema, presidente del Copasir ed esponente di spicco del Partito democratico. Il Presidente poteva opporre un problema di costituzionalità per una norma sostanziale», ha detto D'Alema, mentre questo non poteva avvenire per "una forma interpretativa". "La responsabilità politica è del governo" ha attaccato. C'è una casta pasticciona che si autoassolve, siamo di fronte a un atto d'arroganza". Epperò, mentre D'Alema così si pronuncia, il suo partito organizza una manifestazione in piazza prevista per il 13 marzo, insieme ai colleghi dell'Idv. E a questo punto, si constata che i conti non tornano davvero più. Donadi (Idv), Napolitano come Vittorio Emanuele III- "Il comportamento di Napolitano è simile a quello di Vittorio Emanuele III che non ebbe il coraggio di impedire la Marcia su Roma e chinò la testa. Ieri notte il presidente della Repubblica ha chinato la testa". Così il capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori, Massimo Donadi, commenta la firma da parte del capo dello Stato Giorgio Napolitano, del decreto legge varato ieri dal governo.