Rifiuti, l'Europa condanna l'Italia
La Corte di giustizia europea ha condannato l'Italia sul caso dei rifiuti in Campania per la violazione della direttiva Ue. Nella sentenza pronunciata oggi i giudici del Lussemburgo hanno accolto il ricorso presentato dalla Commissione europea nel luglio 2008. Le motivazioni - In un comunicato ufficiale della Corte si legge: "Non avendo adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania le autorità competenti hanno messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all’ambiente". Viene criticata soprattutto la mancanza di "una rete adeguata e integrata di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione". Per queste ragioni "l'Italia è venuta meno agli obblighi che le incombono" in forza della direttiva Ue del 5 aprile 2006. Se è vero che questa "fissa obiettivi di protezione dell’ambiente e di tutela della salute umana, essa non specifica il contenuto concreto delle misure che devono essere adottate e lascia agli Stati membri un certo potere discrezionale. Per quanto riguarda quest’ultimo obiettivo, la Corte precisa tuttavia che esso ha una funzione preventiva nel senso che gli Stati membri non devono esporre la salute umana a pericolo nel corso di operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti". Il Paese "non ha contestato la circostanza che, alla scadenza del termine fissato nel parere motivato, 55mila tonnellate di rifiuti riempivano le strade, che vi erano fra le 110mila e le 120mila tonnellate di rifiuti in attesa di trattamento presso i siti comunali di stoccaggio e che le popolazioni esasperate avevano provocato incendi nei cumuli di spazzatura". In tali circostanze i rifiuti "hanno provocato inconvenienti da odori ed hanno danneggiato il paesaggio, rappresentando così un pericolo per l’ambiente. D’altra parte, l’Italia stessa ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta ad un rischio certo".