Cornette e manette
Non sarà Tangentopoli, ma forse è anche peggio. Dopo il G8, Bertolaso, l'arresto a Milano di Mirko Pennisi e l'indagine sull'ex presidente della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, martedì mattina l'Italia è stata investita da una nuova storia di corruzione e manette. "Una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale" ha detto il gip che si è occupato delle indagini. Se si aggiunge il risvolto inquietante per la vicinanza di alcuni indagati ad ambienti della 'ndrangheta e la banda della Magliana, il copione è completo. Al centro dell'inchiesta ci sono Fastweb e Telecom Italia Sparkle, società controllata al cento per cento da Telecom Italia tramite Telecom Italia San Marino. Si ipotizza un giro di riciclaggio di denaro da 2 miliardi di euro. Una rete di false fatturazioni nell'ambito dei servizi telefonici che dall'Italia si estendeva anche all'estero. Nel mirino della procura ci sono personalità illustri della finanza e dell'economia italiana. Silvio Scaglia, ex ad di Fastweb, è stato raggiunto da un mandato di cattura internazionale. Risultano indagati anche Stefano Parisi, attuale ad di Fastweb. Riccardo Ruggiero (presidente del consiglio di amministrazione di Sparkle), Stefano Mazzitelli (amministratore delegato Sparkle). Secondo la Procura di Roma la situazione è talmente grave da giustificare la richiesta formale di commissariamento di Fastweb e Telecom Sparkle sulla base della legge 231 del 2001 che prevede sanzioni per quelle società che non predispongono misure idonee ad evitare danni all'intero assetto societario. L'ordinanza per l'ex amministratore delegato e fondatore di Fastweb scatta al termine dell'inchiesta "Broker" sul riciclaggio, che martedì mattina ha portato all'arresto di 56 persone in Italia e all'estero con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. I fatti - Martedì mattina è stato disposto un mandato di arresto internazionale per Silvio Scaglia. L'ordinanza per l'ex amministratore delegato e fondatore di Fastweb scatta al termine dell'inchiesta "Broker" sul riciclaggio, che martedì mattina ha portato all'arresto di 56 persone in Italia e all'estero con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. L'imprenditore, all'estero per lavoro, ha ribadito in una nota la sua estraneità a qualunque reato. Tra le persone coinvolte anche il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, per il quale è stata richiesta l'autorizzazione all'arresto alla giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Rientrano nella rete anche alti funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle, indicata come consociata di Telecom, in carica tra il 2003 e il 2006. Le manette per alcuni di loro sono scattate in Usa, Inghilterra e Lussemburgo. Risultano indagate anche le società Telecom Italia Sparkle e Fastweb. L’accusa per le due società è di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata. La rete di riciclaggio - Nel corso delle indagini gli investigatori hanno individuato una rete di riciclaggio di denaro sporco con ramificazioni internazionali per un ammontare complessivo di circa 2 miliardi di euro. Il riciclaggio veniva realizzato attraverso la falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti, venduti nell'ambito di due successive operazioni commerciali a Fastweb e a Telecom Italia Sparkle rispettivamente dalle compagini italiane Cmc e Web Wizzard e da I-Globe e Planetarium che evadevano il pagamento dell'Iva per un ammontare complessivo di circa 400 milioni di euro, trasferendoli poi all'estero. Per realizzare l’operazione, il sodalizio si è avvalso di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese e off-shore. Danno per l'Erario - La rete di riciclaggio ha causata un danno per l'erario e l'economia italiana di oltre quattrocento milioni di euro. Così ha dichairato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo nel corso della conferenza stampa. Secondo gli investigatori, che hanno individuato una struttura transnazionale dedita al riciclaggio di ingenti somme di denaro, tramite una rete di società appositamente costituite in Italia e all'estero, lo Stato avrebbe subito un danno per oltre 365milioni di euro derivanti dal mancato versamento dell'iva, attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per più di 1,8 miliardi da parte delle società di telecomunicazione, che hanno ottenuto fittizi crediti iva, oltre che un utile pari a quasi 96milioni di euro. Violazione della legge elettorale - Per Di Girolamo l'accusa è anche di violazione della legge elettorale «con l'aggravante mafiosa». Nel corso dell'inchiesta è emerso infatti che la 'ndrangheta, tramite emissari calabresi in Germania, avrebbe manomesso le schede bianche per l'elezione dei candidati al Senato votati dagli italiani residenti all'estero e compilandole con il nome del senatore del Pdl. Di questa "operazione di supporto" nell'elezione del parlamentare si sarebbe interessato l'imprenditore romano Mokbell, che in passato aveva fondato il movimento Alleanza federalista del Lazio e poi un partito federalista. Chi è Di Girolamo - Il senatore Pdl, eletto nella circoscrizione estero, sarebbe la “mente finanziaria” del gruppo criminale che sta alle spalle della maxi rete di riciclaggio scoperta dagli inquirenti. Per questo il Gip del Tribunale di Roma ha emesso la richiesta d’arresto di Nicola Di Girolamo. Avvocato, imprenditore, residente a Bruxelles, 50 anni il prossimo 25 giugno, Di Girolamo è stato eletto nella circoscrizione Estero, in rappresentanza appunto degli italiani nel mondo, nelle liste del Popolo della libertà. Ora la richiesta d’arresto dovrà essere adesso valutata in Parlamento. Già nel settembre del 2008, il Senato aveva negato una autorizzazione agli arresti domiciliari richiesta per presunte irregolarità nel voto all’estero. In particolare, a Di Girolamo si contestava di aver mentito sul possesso della residenza all’estero, requisito fondamentale stabilito dalla Legge Tremaglia, configurando il reato di attentato contro i diritti politici del cittadino. Di Girolamo: "Stanno cercando di mettermi sulla croce. È roba da fantascienza. Mi sento paracadutato in territorio di guerra. Mi sento nel frullatore", così il senatore Di Girolamo ha commentato le notizie che lo chiamano in causa per riciclaggio e violazione della legge elettorale. Appena rientrato in Italia Di Girolamo ha potuto leggere le notizie e commentarle. "Domattina terrò una conferenza, probabilmente in Senato. Sono trasecolato". Legami con l'ndrangheta - Di Girolamo, secondo le indagini della Procura di Roma, sarebbe la longa manu in politica dell'imprenditore romano Gennaro Mokbel. Un passato vicino ad ambienti della destra eversiva e della banda della Magliana, Mokble ha messo in campo - secondo le indagini- "il tentativo, funzionale agli interessi del sodalizio, di ingerirsi nella vita politica del paese". Inizialmente - è stato ricordato stamani nella conferenza stampa illustrativa dell'indagine 'Broker' della dda di Roma - Mokbel ha assunto l'incarico di segretario regionale del Lazio del movimento 'Alleanza Federalistà e poi ha promosso il 'Partito Federalista "con sedi in diversi municipi di Roma". Ma il salto di qualità c'è stato nelle elezioni politiche del 2008 con l'elezione del suo stretto collaboratore e avvocato Di Girolamo al Senato con i voti degli italiani all'estero. Voti che sarebbero stati procurati dalla 'drangheta, in particolare dalla cosca 'Arenà, stando alle intercettazioni. La reazione di Di Girolamo - "Stanno cercando di mettermi sulla croce. È roba da fantascienza. Mi sento paracadutato in territorio di guerra. Mi sento nel frullatore", così il senatore Di Girolamo ha commentato le notizie che lo chiamano in causa per riciclaggio e violazione della legge elettorale. Appena rientrato in Italia Di Girolamo ha potuto leggere le notizie e commentarle. "Domattina terrò una conferenza, probabilmente in Senato. Sono trasecolato". Chi è Silvio Scaglia - Cinquantadue anni, il "ricercato" Silvio Scaglia, che tramite i suoi avvocati si è dichiarato "innocente e pronto a un interrogatorio in qualunque momento", è stato fino al 2007 il principale azionista di Fastweb, la società telefonica che ha puntato sulla fibra ottica per la connessione veloce su Internet. Poi ha ceduto la sua quota pari al 18,75% alla tlc svizzera Swiss Com, quotata sulla Borsa di Zurigo. Secondo Forbes, il suo patrimonio ammonta a 1,2 miliardi di dollari. Dunque, Scaglia, sarebbe il tredicesimo uomo più ricco d’Italia e 962esimo al mondo. Scaglia ha iniziato la sua carriera professionale alla società di consulenza McKinsey e Bain & Co., ha fatto esperienza all’estero anche presso la Piaggio. E’ stato amministratore delegato di Omnitel, ora Vodafone Italia, operazione che lo convinse a fondare nel 1999 e-Biscom insieme al finanziere Francesco Micheli. La società diede vita a Fastweb, operatore di telecomunicazioni a banda larga in Italia, che rese fruibile con un unico collegamento tv, web e telefono. Oggi Scaglia è presidente di Babelgum, una web Tv interattiva con sede a Dublino. La reazione in Borsa - Scivola pesantemente in Borsa il titolo Fastweb a Piazza Affari, dopo i mandati di arresto emessi dalla Dia di Roma su funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle (Telecom), tra cui l'ex amministratore delegato e socio di maggioranza del gruppo Silvio Scaglia. Martedì titolo della società, controllata da Swisscom, ha lasciato sul terreno il 7,5% a 15,05 euro. Male anche Telecom Italia (meno 2,87% a 1,083 euro). Fastweb apre in calo anche mercoledì (meno 2,7%). Giù dell'1,1% anche Telecom Italia. Swisscom - La società svizzera Swisscom, che alla fine del 2007 ha rilevato il gruppo Fastweb e oggi ne controlla l'80%, ha dichiarato in una nota ufficiale che "quando comprò Fastweb nel 2007 sapeva delle accuse di riciclaggio e frode fiscale e sapeva dei rischi a cui andava incontro». "Le accuse - ha detto alle agenzie il capo ufficio stampa Josef Huber - erano di dominio pubblico".