Cina: "Obama ripari i danni"

Eleonora Crisafulli

Dopo l'incontro con il Dalai Lama gli Stati Uniti devono "riparare i danni". Ad affermarlo è il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, secondo cui Washington deve assumere "misure concrete per sostenere lo sviluppo armonico delle relazioni", visto che il rapporto Cina-Usa si è inevitabilmente incrinato con la visita del leader spirituale tibetano della scorsa settimana. La visita del Dalai Lama - Il 18 febbraio il Dalai Lama ha incontrato Obama alla Casa Bianca. Proprio per stemperare i toni, l’atteso colloquio destinato ad acuire la tensione tra i due Paesi si è svolto nella Map Room, anziché nello Studio Ovale, l'ufficio in cui il presidente americano solitamente riceve i leader internazionali. Nell'occasione Obama ha ribadito il suo sostegno alla «preservazione dell'identità religiosa, culturale e linguistica dei tibetani e alla protezione dei diritti umani dei tibetani nella Repubblica popolare di Cina». L'avvertimento cinese - In un comunicato, l'11 febbraio Pechino aveva chiesto di annullare l'incontro: «Esortiamo gli Stati Uniti a comprendere il carattere molto sensibile della questione tibetana, e rispettare scrupolosamente il loro impegno sull’appartenenza del Tibet alla Cina e la loro opposizione all’indipendenza tibetana». Si avvertiva che un tale incontro avrebbe danneggiato gravemente i rapporti tra i due paesi, già in contrasto su diverse questioni: la vendita di armi Usa a Taiwan, il rispetto dei diritti umani in Cina, il tasso di cambio dello Yuan, la censura di Internet, l'appoggio cinese alle nuove sanzioni contro l'Iran e il suo controverso programma nucleare.